Ancora dei casi di contraffazione alimentare si sono registrati nei giorni scorsi nell’àmbito della produzione della Mozzarella di Bufala Campana Dop, e ancora una volta dei caseifici (quattro, a quanto pare, ndr) sono stati smascherati per aver taroccato il prodotto, vale a dire per aver utilizzato una parte di latte vaccino (pratica non inconsueta, per quanto vietata dal disciplinare, ndr), verosimilmente per contenere i costi di produzione. E quindi per aumentare illecitamente il profitto, ai danni degli inconsapevoli consumatori.
La notizia, clamorosa in sé stessa, risulta ancor più rilevante in quanto ha investito tra gli altri il Caseificio La Cirigliana di Aversa, il cui titolare, Vito Rubino, è nientepopodimenoché il vicepresidente del Consorzio di Tutela della medesima Dop.
La situazione è andata a toccare inevitabilmente il ruolo del consorzio, gli equilibri interni ad esso, il peso che i “big” della produzione bufalara avrebbero nei poteri decisionali dell’ente, già che qui come altrove nel dorato mondo delle produzioni Dop vigerebbe il motto secondo cui – si dice – non si debba muovere foglia senza che Dio non voglia. E qui sembra che di “dei” o sedicenti tali non ne manchino affatto.
Il caso, innescatosi a fine gennaio, ha avuto ancora una volta scarsissima rilevanza sia sui media nazionali che su quelli locali – tutti ben attenti a non disturbare i padroni del vapore – con le eccezioni del quotidiano d’informazione online CasertaCE – che ha dato la stura alla vicenda sin dalle prime battute – e del sito web Scatti di Gusto, che ha ripreso la notizia portandola ben oltre la risonanza territoriale.
L’episodio, che avrebbe avuto risvolti in grado di riverberarsi sul futuro della direzione del consorzio (CasertaCE ipotizza che venga “Licenziato il direttore del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala”), ha visto il consiglio di amministrazione dell’ente indeciso sulla scelta di costituirsi parte civile nel processo contro il suo vicepresidente: dapprima orientato per il “no” e poi risoluto sul versante del “sì”.
Un cambio di orientamento su cui sono state avanzate diverse congetture riguardanti gli equilibri interni al CdA dell’ente e ai ruoli ricoperti dai suoi componenti, oltre che al reale peso di un direttore – il primo non-campano nella storia del consorzio – subentrato in sostituzione di Antonio Lucisano, nel dicembre del 2015, a seguito dell’intervento del MiPAAF e che verosimilmente, sulla scia di questa vicenda, potrebbe vedere concludersi anzitempo il proprio mandato.
Per quanto concerne il processo che vedrà coimputato Vito Rubino presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, l’udienza preliminare è stata rinviata all’ottobre prossimo, la qual cosa è già stata interpretata da alcuni come il primo passo verso una prescrizione che in reati analoghi e in quel territorio sarebbe già stata ottenuta in passato da altri imputati “eccellenti”.
5 febbraio 2018