Nel settore del food, il fantastico mondo del “made in Italy” – tutto regolarmente splende agli occhi dei consumatori. O almeno pare. A saperlo osservare però vedremmo che le meraviglie di questo mondo ci vengono dipinte ogni giorno dagli uffici stampa e marketing delle aziende e da un’editoria largamente compiacente.
Ma di notizie critiche che riguardano la nostra industria agroalimentare ne accadono, eccome. E puntualmente vengono dissimulate, trascurate, negate agli occhi dei consumatori. Come se il loro ruolo fosse solo quello di consumare.
Allo stesso modo in cui, nel corso di un grave disservizio ferroviario, la tv intervista cento persone (questo non lo percepiamo) e manda in onda una selezione dei pareri della gente, sempre ben calibrata per non influenzare l’opinione pubblica, nel nostro settore accade che gli uffici stampa foraggino i media di “belle notizie” e che i giornali non siano quasi mai a caccia di ciò che accade nelle aziende, nelle stalle, e sui banchi dei mercati.
È così che se un allevatore vende latte “non conforme” (con carica batterica fuori dai limiti di legge, ndr) e viene espulso dalla carica di presidente di una latteria, a parlarne è solo la stampa locale. Allo stesso modo in cui accade che se i Nas poi vanno a fare accertamenti e sequestrano 950 forme di formaggio che con quel latte sono state prodotte, non lo sapranno che le persone di quel territorio. Che comunque lo avrebbero saputo nei bar dei paesi.
Questo lascia sgomenti, come se al di là della zona di produzione la gente non dovesse farsi un’idea della realtà in cui le nostre produzioni versano: attanagliate dalla crisi, dal prezzo del latte in picchiata, costrette a risparmiare su tutto (anche sui mangimi, gli allevatori) e anche a caccia di latti (i caseifici) che – una volta miscelati – abbiano valori batteriologici o di tossicità di una spanna sotto i limiti di legge (ma attenzione: è reato acquistare anche una sola partita su cento fuori dai parametri stabiliti dalle autorità competenti, ndr).
E così, venendo alla cronaca delle settimane scorse – alla cronaca locale che però dovrebbe interessarci tutti – è accaduto che il numero uno della Latteria Casaticese – premiata a marzo negli Stati Uniti (fonte sito web Grana Padano) e sostenuta in maggio da investimenti e supporto mediatico della Regione Lombardia (dal portale del Pirellone) – sia stato espulso dalla sua stessa azienda, per decisione del consiglio di amministrazione, a seguito dell’accertata non conformità di latte consegnato.
L’ultimo auspicio letto su un giornale a proposito di questa vicenda è stato quello della Gazzetta di Mantova, che poco prima di Natale si sbilanciava nel prevedere sviluppi per le settimane seguenti. E così, come un ordigno ad orologeria, alla fine di febbraio una nuova notizia, dalle pagine dello stesso quotidiano, annunciavano il sequestro (cautelativo, ndr) di 950 forme di Grana Padano.
Le indagini sono in corso, ma qualcosa di serio è accaduto per spingere i Nas a verificare, indagare, controllare. Per l’esito degli esami bisognerà attendere ancora qualche settimana. Ed essere lettori della Gazzetta di Mantova. Altrimenti nessun altro ne parlerà: nel dubbio che attanaglia la vicenda questa pare l’unica certezza.
5 marzo 2018