
“500kg di formaggi sequestrati dai Carabinieri forestali” e “Grana Padano Dop ammuffito a Ruvo e Altamura”: ancora una volta due quotidiani locali raccontano storie che toccano le produzioni agroalimentari italiane di qualità (Dop) senza che la notizia riesca a trovare spazio sulle testate nazionali, nonostante frode e malcostume si intreccino in uno spavaldo e diffuso connubio che tocca ogni giorno il diritto dei consumatori dell’intera nazione.
Forme profondamente danneggiate, mal gestite nella fase di stagionatura sino ad essere invase dalle muffe, formaggi evidentemente da declassare previa abrasione della crosta che vengono impunemente avviati al consumo senza che gli interessi dei consumatori, la salute pubblica, la legge stessa vengano minimamente considerati per quello che sono: diritti di uno Stato che si professa civile.

Sul mercato vige lo stato di impunità (“Tanto chi vuoi che ti becchi”: sembra di sentirli, ndr), e per le molte angherie che ogni giorno si compiono solo poche se ne vengono a sapere, purtroppo. Lo ribadiamo ancora una volta: senza che le testate nazionali diano a certi episodi la necessaria importanza, sinché essi verranno confinati alla limitata diffusione delle testate locali e ai loro pochi lettori, la stampa avrà una grave responsabilità: quella di tacere su fatti di interesse pubblico e di rilevanza nazionale. Argomenti utili, se correttamente proposti, a farsi un’idea del funzionamento del mercato, e ad aprire gli occhi.
A trattare quest’ultima vicenda, sono stati i due siti web “Altamura Live” e “Bari Il Quotidiano Italiano”, con articoli corredati di foto che i Carabinieri Forestali hanno diffuso, dalle quali si evince che dalle forme mancano porzioni importanti e che, in corrispondenza delle parti asportate, è stato usato il fuoco per rallentare processi degenerativi atti a compromettere la polpa nella stagionatura.
Ma sono formaggi che non dovrebbero essere stagionati, e che – meno che mai – dovrebbero circolare con la punzonatura originale del formaggio, quella che garantirebbe la qualità del prodotto.
In certi casi il regolamento non lascia spazio al dubbio, prevedendo la rimozione della marchiatura previa abrasione della forma, quindi il declassamento del prodotto, che così facendo perde giustamente valore. Ed è qui che l’uomo, pensando di farsi furbo, si fa malfattore, meritando di essere denunciato dal consumatore medesimo (se il consumatore fosse informato e avesse idea di far valere i propri diritti).

La vicenda, per quanto grande o piccola la si voglia credere, richiama alla nostra memoria un formaggio che vedemmo a casa di amici, meno di due anni fa. Amici poco informati, purtroppo.
Ci limitammo a fotografarlo, quel “problematico formaggio”, e a documentare il suo prezzo di vendita. Si trattava di una punta di Parmigiano Reggiano “rigato” in crosta (presenta di solchi paralleli, non eccessivamente profondi), vale a dire che all’atto della prima battitura era stato giudicato inidoneo per l’avviamento alla stagionatura, e di conseguenza avviato al tornio per la “rigatura” e il conseguente deprezzamento, secondo le indizioni che il Consorzio di tutela è tenuto a dare. E a far rispettare. Ecco, in casi come quello, un consumatore informato con un adeguato senso civico e la necessaria determinazione a far rispettare la legge deve documentare la frode e procedere a denunciarla alle autorità competenti.
Contro le frodi, sia il cittadino ad agire!
Con questo nostro scritto invitiamo i lettori di Qualeformaggio.it ad agire in questa direzione. All’indomani il nostro settore, ma l’Italia nel suo insieme, saranno entrambi un poco migliori, come anche lo sarà il cittadino che abbia voluto operare la denuncia in oggetto: un consumatore in grado di capire ciò che vede sul mercato, cosciente per il ruolo ricoperto e determinato a far valere i propri diritti, e con essi i diritti di una collettività.
19 marzo 2018