Canestrato di Moliterno: a processo ex presidente del consorzio

Canestrato di Moliterno IGP – foto Vini e Sapori – Creative Commons License©

A dire il vero il Canestrato di Moliterno è un formaggio che avrebbe meritato maggiori fortune, quando vera espressione delle territorio e della locale attitudine alla stagionatura nei fondaci del paese. Un prodotto non particolarmente conosciuto, forse vittima delle sue stesse scelte, avendo optato non per la protezione della Dop ma per quella della Igp, e avendo subìto a suo tempo il fare scellerato di chi lo ha persino prodotto (anni fa, in un caso forse isolato) da latte pastorizzato, contravvenendo palesemente al disciplinare di produzione.

Un formaggio spesso confuso con il suo omologo industriale prodotto dalla Central di Serrenti, nel Campidano – che brevettò un “suo” Moliterno tout-curt – aggiungendo di certo confusione a confusione. Una situzione che pareva ideale per chi avesse avuto intenzione di giocare sul filo del rasoio, tra il lecito apparente e la frode non del tutto palesata. In quello spazio torbido in cui operatori ufficialmente in regola pensano di operare secondo i propri comodi più che rispettando i canoni prestabiliti, si è compiuto l’ennesimo misfatto.

È andata così quindi che qualcuno – nell’area di produzione – potrebbe non aver gradito tutto ciò. Fatto sta che le denunce nel 2017 son fioccate, gli enti di controllo e le autorità competenti si sono attivati e ora la Procura di Lagonegro ha finalmente chiuso le indagini. Risultato: il rinvio a giudizio di due produttori, peraltro noti agli operatori del settore: Maria Santoro, di 62 anni e Nicola Mastrangelo di 48, che – per dare alla vicenda la dimensione del grottesco – altri non è che uno dei presidenti che il Consorzio di Tutela del Canestrato di Moliterno si dette anni fa.

Per entrambi è stata avanzata l’accusa di tentata frode in commercio, aggravata dalla norma che tutela i prodotti Igp. A darne notizia è stata La Gazzetta del Mezzogiorno. Cliccando qui troverete tutti i dettagli di una storia che il buon “made in Italy” non dovrebbe minimamente generare. Dal processo, che prenderà il via il 27 giugno, ci si aspettano provvedimenti adeguati al grave danno generato all’immagine e all’economia del territorio.

7 maggio 2018