Cade per il latte fresco uno dei limiti che ne hanno frenato gli acquisti, quantomeno da parte di quel pubblico – sempre più vasto – che negli anni ha preso ad effettuare la spesa alimentare con cadenza settimanale. La scadenza a 6 giorni dalla data del confezionamento, che agli inizi di questo secolo aveva penalizzato il prodotto, lasciando spazio alla diffusione del microfiltrato, ha cessato di essere un obbligo a partire da mercoledì 9 maggio scorso, data in cui il decreto legislativo n.231/2017 è entrato in vigore recependo il regolamento europeo n. 1169/2011.
Con l’approvazione di questa normativa comunitaria ogni azienda potrà di fatto indicare la data che ritiene più congrua al proprio prodotto, definita sulla base delle analisi batteriologiche che periodicamente vengono effettuate, ma anche in ragione della propria filiera interna: dalla refrigerazione post-mungitura alla pastorizzazione, al confezionamento, alla sua immissione sul mercato.
A confortare il publico varrà ad ogni modo una considerazione su tutte: nessuna azienda avrà alcun interesse ad abusare della libertà concessale, semplicemente perché nessun produttore ha interesse a mettere a repentaglio la salute dei consumatori. Verosimilmente le aziende saranno portate ad estendere la scadenza proprio al giorno “mancante” (7, 8 o più giorni) per poter chiudere il ciclo settimanale e far rientrare questa tipologia di latte nel paniere degli acquisti di chi effettua la spesa una volta alla settimana.
Per maggiori informazioni è disponibile (cliccando qui) la circolare con cui il Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per la Politica Industriale, la Competitività e le Piccole e Medie Imprese, Divisione VII, ha comunicato ai soggetti interessati l’entrata in vigore della liberalizzazione.
La catena del freddo? Si spezza nelle mani del consumatore
A questo punto la palla torna ai consumatori, che se impareranno a non interrompere la catena del freddo nel tragitto tra i punti vendita e le proprie case (basta avere con sé una borsa termica con i suoi “siberini”) potranno scoprire che quel latte – soprattutto se le vacche sono alimentate ad erba e fieno – può durare molto di più di quei 7 od 8 giorni che verranno indicati in etichetta. Provate per credere, come abbiamo fatto noi!
14 maggio 2018