Mercato Italia: il latte uht al primo posto segna la crisi dei valori

Come per tutte le ricerche di mercato, qualcosa di opinabile si registra anche in quella appena pubblicata sulle vendite del settore lattiero-caseario in Italia, condotta dal Rem-Lab (Centro di ricerca su Retailing e Marketing) dell’Università Cattolica di Milano e divulgata da Assolatte. Ancora una volta vi sono ritratti gli italiani e i loro stili di vita. Consumatori che spendono 6,5 miliardi di euro nel lattiero-caseario in ipermercati, supermercati e pubblici esercizi per comperare innanzitutto latte uht (al primo posto con 961 milioni di euro di vendite e il 15% del giro d’affari complessivo del settore lattiero-caseario), mozzarelle (809 milioni di euro, pari; 12,4% del giro d’affari totale) e latte fresco (715 milioni di euro, con poco meno dell’11% del totale).

Di fronte ad un’offerta sempre più ampia cresce il numero delle voci che sono state messe sotto osservazione: trentuno, in diverse categorie merceologiche, dalla ricotta allo yogurt con cereali o marmellata (censurabile la denominazione con cui li si descrive: “bi-compartimentale”), dal latte fermentato “kefir” (che prosegue la sua timida crescita) ai formaggi a pasta filata destinati all’uso di cucina.

“Il mercato di largo consumo dei prodotti lattiero-caseari è in crescita”, sottolinea Assolatte, “e si caratterizza per un’offerta sempre più vasta, sia a livello di ampliamento di gamma che di profondità dell’assortimento”.

A dispetto di chi lo dà in forte arretramento nelle attenzioni degli italiani, il latte nel complesso si conferma un caposaldo della spesa degli italiani, generando più del 25% delle vendite dei prodotti lattiero-caseari operate nei canali della Gdo del Paese.

Ad essere in ritardo nel nostro Paese rispetto all’andamento delle vendite nelle nazioni confinanti (Svizzera e Austria in primis) sono ancora i latti naturali (che rispettano la natura di erbivori delle bovine) – latte del fieno e latte dell’erba – che a differenza dei latti industriali (da mangimi e da vacche sempre in stalla) sono caratterizzati da valori nutrizionali e salutistici rilevanti.

Le loro vendite sono evidentemente ancora poco importanti e troppo parcellizzate in punti vendita non convenzionali (negozi del bio e botteghe di ricercatezze) e quindi di sicuro non monitorati. Chissà che le attività dei primi player dimostratisi dinamici in quel segmento in questo primo scorcio di 2018 – Mila, Alce Nero e Brimi tra tutti – non portino con sé, in capo a qualche anno, la nascita di una nuova categoria. Chissà come decideranno di chiamarla gli industriali e gli accademici a loro vicini, già che la definizione di “alta qualità” è stata inopinatamente attribuita ormai da tempo a chi ha deciso di nutrire gli erbivori con mangimi fermentati (insilati), trasformandoli in onnivori, con gravi conseguenze per la loro salute.

Per maggiori dettagli sul sito web di Assolatte, clicca qui.

21 maggio 2018