
Come annunciato da queste pagine a fine aprile, l’iniziativa di educazione alimentare il “Latte nelle Scuole” ha finalmente recepito le indicazioni comunitarie, garantendo alle produzioni con materia prima locale titoli di priorità nell’assegnazione dei bandi rispetto alle produzioni nazionali. Nel trattare positivamente la questione, avevamo sottolineato “che finalmente anche i latti territoriali hanno potuto spuntarla, in termini di visibilità, di opportunità e di fatturato, rispetto ai soliti noti che in passato si accaparravano l’intera posta in gioco”.
Nei giorni scorsi, a un mese di distanza e con qualche palese ritardo sugli altri aggiudicatari dei bandi (Centrale del Latte di Torino, Federazione Latterie dell’Alto Adige, Latte Maremma, etc.), Granarolo ha emanato un suo comunicato stampa senza grandi clamori, comunicando l’assegnazione della gara nelle due sole regioni dell’Emilia Romagna e delle Marche.
Non c’è solo il “Latte nelle scuole”
E così, per dare forse un po’ più di spessore all’iniziativa, Granarolo ha voluto creare un calendario di eventi che completassero il suo parziale coinvolgimento nel programma di divulgazione nelle scuole. Lo ha fatto con alcuni eventi locali, tra i quali hanno spiccato i “Latte Days”, tenutisi durante lo scorso fine settimana presso FICo-Eataly World di Bologna. Vi hanno partecipato i bambini delle scuole elementari dell’Emilia-Romagna che proprio al programma di divulgazione scolastica voluto dall’Ue hanno aderito. Ciascuno di loro ha potuto partecipare gratuitamente ai laboratori didattici organizzati dalla Camera di Commercio di Bologna e tenuti anch’essi presso la sede di Fico.
Per l’occasione ai bambini è stata raccontata la storia industriale del latte ed è stato mostrato, come partendo da una ciotola di latte, sia possibile produrre del formaggio o ricavare del burro. E che a fine lavorazione, partendo dal siero, si fa la ricotta. Sugli scaffali, e questo ci appare francamente un po’ diseducativo, il latte di qualità industriale – per quanto in bottiglia di vetro e marchiato “FICo” – è in vendita (vedi foto) a 2,50 euro al litro. Roba che a guardar bene ci compri un litro di latte dell’erba, prodotto per giunta in regime di agricoltura biologica.
Ma questa è tutta un’altra storia. Per capirla bisogna rendersi conto che il vero mondo dell’agroalimentare, per fortuna, non è all’interno del perimetro di FICo, bensì al di fuori di esso.
28 maggio 2018