Il Parmigiano non è solo di montagna: contestato il consorzio

La pubblicità del Parmigiano Reggiano contestata da Marco Onida di Dislivelli.it©

Parmigiano Reggiano e testimonial, ci risiamo. La campagna pubblicitaria recentemente programmata dal consorzio di tutela del formaggio emiliano sulle maggiori testate giornalistiche nazionali ha suscitato le reazioni più disparate nella gente: dall’indifferenza (molta), al compiacimento, al rifiuto. Una vera e propria contestazione è giunta dalle pagine di Dislivelli.it, il sito web dell’omonima associazione, nata nel 2009 da ricercatori e giornalisti per divulgare e promuovere informazione e iniziative di tutela e protezione dei territori alpini.

Ad esternarla, in un articolo a sua firma, è stato Marco Onida, ex segretario della Convenzione delle Alpi, che contesta l’abuso dell’immagine della montagna per promuovere non solo il Parmigiano delle “terre alte” ma tutta la Dop, ivi inclusa la prevalenza delle produzioni, che è di pianura e industriale. Ma non solo.

Marco Onida di Dislivelli – foto Dislivelli©

Una pubblicità che secondo Onida ha “giustamente suscitato reazioni negative da parte di chi ha a cuore le terre alte (vere, ndr) e l’agricoltura e l’allevamento eroici, da parte di chi ancora resiste, nonostante costi di produzione… proibitivi”. “Il Consorzio del Parmigiano Reggiano” prosegue l’esperto di montagna, promuove un “prodotto… identificabile nell’immaginario collettivo con la pianura padana” e l’iniziativa pubblicitaria in oggetto addirittura “svilisce il senso del marchio di qualità “prodotto di montagna””. Si badi bene: al centro della contestazione mossa da Onida, c’è la definizione di “zone di montagna” su cui si fonda il regolamento Ue, che relativamente al marchio “di montagna” è piuttosto “generosa”, comprendendo “le zone di montagna caratterizzate da una notevole limitazione delle possibilità di utilizzazione delle terre e da un notevole aumento del costo del lavoro, dovuti a svariati fattori:

• all’esistenza di condizioni climatiche molto difficili a causa dell’altitudine, che si traducono in un periodo vegetativo nettamente abbreviato;
• in zone di altitudine inferiore, all’esistenza nella maggior parte del territorio di forti pendii che rendono impossibile la meccanizzazione o richiedono l’impiego di materiale speciale assai oneroso;
• a una combinazione dei due fattori, quando lo svantaggio derivante da ciascuno di questi fattori presi separatamente è meno accentuato, ma la loro combinazione comporta uno svantaggio equivalente.

In altre parole, il regolamento non definisce geograficamente le “zone di montagna”, lasciando discrezionalità agli Stati e alle regioni che lo attuano, ma è ovvio che, argomenta l’esperto nel suo articolo, “in termini di svantaggi, le zone appenniniche delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna, nelle quali si trovano alcuni dei caseifici che producono il Parmigiano Reggiano non sono necessariamente comparabili con le zone dell’agricoltura eroica delle regioni alpine”. Tuttavia, prosegue l’ex segretario della Convenzione delle Alpi, “il consorzio del Parmigiano Reggiano ha approfittato di una legislazione che permette di classificare come “zone di montagna” quelle da cui proviene “parte” della propria produzione. Ciò è, giuridicamente, legittimo”. “Tuttavia”, incalza l’esperto, “la pubblicità in oggetto è palesemente ingannevole”.

È lo stesso Consorzio, nel proprio sito web ad indicare che solo alcuni dei caseifici sono certificati per produrre Parmigiano Reggiano “prodotto di montagna”, perché ubicati per l’appunto in zone di montagna. La pubblicità contestata veicola invece il messaggio fuoriviante secondo cui, aggiunge l’esperto, “il Parmigiano Reggiano come tale”, sarebbe “in ogni caso un prodotto avente le qualità del prodotto di montagna, a prescindere dal luogo di origine, compreso quello proveniente da ambiti della zona di produzione diversi dalla parte appenninica delle suindicate quattro province”.“Su questa base”, conclude Onida, “ho inoltrato segnalazione di pubblicità ingannevole all’autorità garante della Concorrenza e del Mercato”. nel frattempo la pubblicità continua ad essere programmata. speriamo che la decisionbe del Garante non si faccia attendere troppo.

17 settembre 2018

Per saperne di più sulla pubblicità contestata, clicca qui per la sua presentazione sul sito del Consorzio