Agli arresti l’aggressore di Agitu. Che ora prova a negare di essere un razzista

Agitu Ideo Gudeta

L’allevatrice era intenta a mungere una capra, spalle alla porta, quando si sentì afferrare per il collo. Cercò di divincolarsi dalla presa dell’aggressore, che la assalì, ancora una volta, come già accaduto in vari altri frangenti nell’ultimo anno. Un episodio più grave dei precedenti, perché accompagnato dalle minacce («Brutta negra, ti uccido») e dall’uccisione “dimostrativa”, avvenuta in quei giorni, di uno degli animali che l’ex rifugiata etiope, da alcuni anni allevatrice, possiede in Trentino.

Un anno di insulti, intimidazioni, minacce, quello a cavallo tra il 2017 e il 2018, che nell’agosto scorso portò Agitu Ideo Gudeta – questo il nome della donna, titolare dell’azienda agricola La Capra Felice – a presentare denuncia ai Carabinieri di Sant’Orsola Terme, non lontano dalla sede dell’azienda. Una denuncia che, per fortuna, ha innescato un iter investigativo che finalmente ha portato all’arresto dell’aggressore – un 53enne italiano, Cornelio Coser, vicino di casa della vittima – per stalking, aggravato da finalità di discriminazione razziale. Una denuncia anche pubblica, quella della donna, che da subito aveva deciso di utilizzare i social media per non rimanee sola, ottenendo migliaia di messaggi di vicinanza, di incoraggiamento, e concrete manifestazioni di aiuto.

Tornando alla “controparte” (chiamiamola così, per evitare la tentazione di chiamarlo altrimenti), come sempre accade ai violenti di questa fatta – forti con i deboli, deboli con i forti – la spavalderia del “personaggio” è ora svanita, e la persona che si sarebbe voluta affermare imponendo la sua forza bruta e le intimidazioni, adesso minimizza, ritratta e recita la parte dell’incompreso. ”Nessun problema con l’allevatrice etiope”, avrebbe balbettato il Coser alle forze dell’ordine, “si tratta solo di un rapporto di vicinato che si è deteriorato nel tempo”. Una tesi tanto inconsistente quanto inaccettabile, che – lo speriamo di cuore – sarà rigettata dai giudici, i quali procederanno presto, si spera, verso una severa condanna.

La decisione dei magistrati è attesa per domani, 9 ottobre. In tempi come i nostri, segnati dal ritorno di intolleranza verso i diversi, non ci si può augurare altro che gli comminino il massimo della pena.

8 ottobre 2018

Per approfondire:
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