È stato inaugurato mercoledì scorso, 5 novembre, nell’impianto produttivo Trentingrana Concast di Spini di Gardolo, a Trento, il moderno cogeneratore che migliorerà la “carbon footprint” (letteralmente l’“impronta di carbonio”, un parametro con cui si stimano le emissioni di gas serra) del latte e del formaggio lì prodotti. “Un impegno per l’ambiente”, racconta il comunicato stampa dell’azienda, “che consentirà la riduzione di emissioni per 650 tonnellate di C02 all’anno e un risparmio di energia primaria pari al 24%”.
L’impianto, costato 700mila euro, è stato realizzato e finanziato dalla Samso Spa, azienda specializzata nella realizzazione di interventi nel campo dell’efficienza energetica. Obiettivo del Consorzio, da sempre attento all’impronta ecologica dei propri siti produttivi, è quello di ottimizzare l’efficienza dei processi produttivi più energivori, quali la pastorizzazione e l’essiccazione del siero.
La Samso, una volta effettuata la diagnosi energetica dell’impianto, ha messo a punto e installato nello stabilimento una macchina di cogenerazione in grado di produrre contemporaneamente energia elettrica (potenza 480 kWe) ed energia termica (potenza 650 kWt), che alimentano rispettivamente le utenze elettriche e la centrale termica dello stabilimento.
Il sistema regola il suo funzionamento in modo “intelligente”, tant’è che la dissipazione di energia termica e la sovrapproduzione di energia elettrica sono limitate al minimo, per inseguire le migliori performance di rendimento e ottimizzare l’efficienza.
Il cogeneratore produrrà oltre il 57% dell’energia elettrica necessaria, e contribuirà per il 17% alla produzione di energia termica. Samso ha realizzato questo intervento in qualità di Esco (Energy Service Company), fungendo da soggetto finanziatore.
Certo, lo scatto in avanti sul piano ecologico non incide nel rapporto tra il mondo agricolo e quello della cooperazione produttivista, basato sulla gestione discutibile di una materia tanto, il latte, prodotta in realtà dissimili – da chi vive con 30 vacche in montagna, e da chi ne possiede 300 in pianura, diversamente allevate – per confluire in un’unica linea di trattamento, trasformazione e confezionamento.
Attraverso questa operazione, il consorzio di produzione e la politica tutta [all’inaugurazione c’erano i maggiori rappresentanti degli enti locali(*)] manifestano una propria sensibilità ecologica “a valle” della produzione di latte, e non perdono l’occasione per affermare di “produrre importanti ricadute sociali” che sarebbero “premiante nelle sfide di mercato, dal momento che i consumatori sono sempre più sensibili a quelle decisioni e a quelle linee di condotta che manifestano attenzione all’ambiente e capacità di percorrere strade nuove per il bene di tutti”.
«La sostenibilità è una delle direttrici su cui si muove la cooperazione», ha aggiunto la presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, Marina Mattarei, «e questa realizzazione è un’ulteriore attestazione» di ciò. «La cooperazione è impegnata a costruire una cultura di valore che percorre tutta la filiera della produzione agricola. Un racconto del territorio che ridia dignità a tutti gli attori, dai produttori ai consumatori».
«Il 60% dei consumatori», hasottolineato poi Andrea Merz, direttore di Trentingrana Concast, «è interessato a fare scelte d’acquisto sostenibili, cercando sempre il meglio per ciò che riguarda la propria salute e il benessere fisico».
“Per noi produttori”, incalza il comunicato stampa diramato per l’occasione, “diventa doveroso far comprendere anche le ricadute positive in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale derivanti dalle loro scelte. Non dimentichiamo infatti che gli allevatori (sono 800 circa quelli che aderiscono al Concast, ndr) rappresentano l’anello iniziale della catena ma sono anche al centro della società in quanto gestiscono il territorio e l’ambiente in cui operano”.
A noi di Qualeformaggio sarebbe piaciuto che politica e cooperazione si fossero accontentate di gestire i latti di pianura, provenienti da situazioni in cui l’alimentazione non può che essere basata sulla mangimistica, se non altro per penuria di pascoli e fieni, lasciando (e magari aiutanto) i produttori di montagna nella condizione di produrre i loro formaggi, diversi da una vallata all’altra, da un’azienda all’altra, incentivando così la biodiversità, sostenendo produzioni su piccola scala – quelle sì ecosostenibili – e avviando il primo volàno possibile per il turismo in quota: quello della vendita al consumatore locale nel corso dell’anno, e al forestiero nei periodi di alta stagione del turismo.
Se così fosse andata oggi avremmo qualche tonnellata di Trentigrana in meno e molti e diversi formaggi di montagna e d’alpeggio, testimoni di tradizioni e culture locali oggigiorno scomparse o a rischio di estinzione.
10 dicembre 2018
(*) All’inaugurazione, aperta dagli interventi del presidente di Concast Trentingrana Renzo Marchesi e dal direttore Andrea Merz, hanno portato i loro saluti gli assessori provinciali all’agricoltura Giulia Zanotelli e all’ambiente e cooperazione Mario Tonina