Impegnate in una serrata disputa legale da circa due anni per l’uso della denominazione “Alberti”, la Latte Alberti di Pontedassio (che produce latte dal 1948) e la Cipressa Sapori di Imperia (detentrice di marchio “Alberti” nei segmenti olio extravergine d’oliva, pesto, olive, tonno) hanno vissuto, lunedì scorso, un’altra tappa della loro contesa nelle aule della sezione “Imprese” del Tribunale di Genova.
Su istanza della Cipressa Sapori di Remo Alberti, l’azienda del settore lattiero, condotta da Alberto Alberti e dal nipote Matteo Alberti è stata condannata in primo grado a modificare la propria denominazione (patronimico e marchio) in quanto – hanno stabilito i giudici – detti elementi “possono indurre in confusione il consumatore”. Il tribunale ha altresì disposto l’annullamento del marchio “Latte Alberti”, ritenendo che “l’uso dei marchi da parte di Alberti e Latte Alberti dal 1948 eccellenza italiana, costituisce contraffazione dei diritti di privativa industriale della Cipressa Sapori” e imponendo così la cancellazione immediata dei marchi all’azienda, che ha prontamente oscurato sito web e pagina Facebook, in attesa di preparare l’istanza di appello.
La contesa sull’uso del patronimico tra le due aziende era stata avviata nel 2017 dagli Alberti del latte, che vinsero una controversia nell’ambito dell’utilizzo della denominazione “Alberti” nella produzione del pesto (Pesto Albert, ovviamente, ndr).
Dopo le prime sentenze, le due società avevano trovato un tacito accordo per cui la denominazione “Latte Alberti” sarebbe stata tollerata, a patto che la commercializzazione dei suoi prodotti non si fosse estesa oltre le province di Imperia e Savona e il basso Piemonte. A seguito però della registrazione di un nuovo logo-marchio “Alberti” effettuato dalla Alberti di Pontedassio nella provincia di Torino, nel 2018 la Cipressa Sapori ha adito le vie legali che hanno portato a quest’ultmo processo. Che probabilmente non sarà né l’ultimo, né il penultimo.
4 febbraio 2019