Il lisozima è un conservante: illusioni svanite per il Grana

foto tratta dal quotidiano web La Voce di Reggio Emilia (in calce a questa pagina il loro articolo ”Grana Padano: scoppia il caso lisozima, il conservante c’è ma non si dice”

È durata dieci mesi per il mondo del Grana Padano l’illusione di farla franca sulla “vicenda lisozima”: il conservante utilizzato nella produzione di quel formaggio (per evitare gonfiori tardivi delle forme, dovuti agli insilati con cui sono alimentate le vacche, ndr), declassato nell’aprile scorso a coadiuvante tecnologico dal Ministero della Sanità (gestione Lorenzin), è tornato da mercoledì scorso nella lista dei conservanti, per decisione del Css (Consiglio Superiore di Sanità). Tornato dov’è bene che stia, conservante tra i conservanti, nell’auspicio che nessuno pensi di muoverlo più da lì.

Lo ha ribadito giovedì scorso, 14 febbraio, il sottosegretario alla Salute Luca Coletto rispondendo in Commissione Affari Sociali alle interrogazioni di Davide Zanichelli (Movimento 5 Stelle) e di Antonella Incerti (Partito Democratico). Più in particolare il ministero ha decretato che il parere comunicato con una nota dell’8 maggio scorso non può essere considerato alla stregua di una modifica delle norme sull’etichettatura degli alimenti, già che esse – come più volte ribadito dal nostro settimanale – restano di stretta competenza europea, classificando il lisozima tra gli additivi conservanti (E1105).

«Oggi in Parlamento», ha commentato raggiante Davide Zanichelli, «è stato fatto un grande passo avanti in difesa del Parmigiano Reggiano (l’eliminazione della dicitura “conservante” avrebbe pesato agli occhi del mercato come un “accorciamento delle distanze tra quel formaggio e il Grana Padano, ndr) e del suo valore territoriale. Il Movimento 5 Stelle e il Ministero della Salute guidato da Giulia Grillo hanno confermato e messo la parola fine sul cosiddetto “caso lisozima”, la decisione sull’etichettatura non spetta al ministero (così come venne deciso da una semplice nota ministeriale dell’8 maggio 2018 sotto il ministro Lorenzin) ma è norma di competenza europea».

Sulla questione in oggetto, sono pendenti due ricorsi: uno al Tar ed uno straordinario al Capo dello Stato da parte del Consorzio del Parmigiano Reggiano, oltre a varie denunce presentate da parte di un agricoltore di Reggio Emilia, Lorenzo Fanticini, assistito dall’avvocato Rossella Ognibene. «In tutti questi atti», incalza Zanichelli, «si indica chiaramente come la competenza in materia di etichette sia di materia europea e quindi nella gerarchia delle fonti è fonte primaria rispetto alla nota ministeriale dell’8 maggio 2018 redatta quando ministro in scadenza era la Lorenzin».

«Tesi questa confermata oggi nella risposta alla mia interpellanza», prosegue il parlamentare pentastellato, «che ha affermato, nero su bianco, che le determinazioni finora assunte dal ministero non possono in ogni caso mettere in discussione l’applicazione della disciplina di stretta derivazione comunitaria, che regola la materia dell’etichettatura degli alimenti».

«Per l’Unione Europea», è ancora Zanichelli a parlare, «fonte di diritto primario in questo contenzioso, il lisozima è e resta un additivo/conservante alimentare e quindi il Consorzio del Grana Padano non può utilizzare un parere per modificare le etichettature per motivi di marketing danneggiando il Parmigiano Reggiano che non è solo un prodotto di qualità ma rappresenta il cuore identitario di un territorio che va da Reggio Emilia passando per Parma, Modena, Bologna, il basso mantovano», commenta Zanichelli.

«Ringrazio Giulia Grillo, il sottosegretario Coletto ed il Ministero della Salute», ha poi aggiunto Zanichelli, «e voglio ringraziare anche un coraggioso agricoltore reggiano come Lorenzo Fanticini, assistito dall’avvocato Rossella Ognibene, i quali senza interessi terzi hanno intrapreso questa battaglia di equità per tutto il nostro territorio, i nostri agricoltori, per i cittadini».

I puntini sulle “i” di Fanticini – Proprio da Fanticini sono giunti i proverbiali “puntini” sulle “i”, in una lettera al direttore pubblicata dal quotidiano 24Emilia.com. “Mi si permetta”, esordisce l’imprenditore di Reggio Emilia, ora che finalmente chiarezza è stata fatta, di togliere alcuni sassolini dalle scarpe:

1. Nella prossima circolare il dott. Stefano Berni, direttore generale del consorzio del Grana Padano, cosa scriverà ai suoi consorziati? L’ultima volta aveva millantato una non meglio specificata (ma degna di indagine) protezione da parte del Ministero della Salute;

2. Ora che grazie al Movimento 5 Stelle (Rossella Ognibene ha scritto e curato ogni aspetto tecnico-giuridico della vicenda, i consiglieri comunali hanno promosso mozioni e ordini del giorno, Davide Zanichelli ha presentato l’interrogazione parlamentare che oggi ha avuto risposta) la questione è risolta, le associazioni di categoria festeggeranno? O continueranno nel loro silenzio a far finta di nulla? Soprattutto Coldiretti: ci sarà qualche dichiarazione seria da parte del direttore reggiano Assuero Zampini? O del “giano bifronte” Nicola Bertinelli, nella sua doppia veste di presidente regionale della Coldiretti e presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano?

3. Dov’è l’assessore all’agricoltura in pectore annunciato da Luca Vecchi? Dorme? Perché dall’amministrazione comunale ci si sarebbe aspettati qualcosina di più di una semplice “lettera” accorata.

Oggi si è salvato il Parmigiano-Reggiano da un gravissimo sgambetto commerciale solo grazie alla tenacia e alla voglia di ristabilire il diritto e la legalità. Mi auguro che in futuro siano le istituzioni a tutelare questo prodotto unico che è simbolo stesso della reggianità”.

La precisazione del Grana Padano – In calce alla cronaca di questi giorni, infine, si registra una precisazione pubblicata da alcuni giornali online in cui il Consorzio del Grana Padano nel definirsi “rispettoso della legge” sfodera, com’era prevedibile, l’arma del ricorso al Tar. La guerra del lisozima non è ancora chiusa. La nostra sensazione è che quello che sino ad alcuni anni fa appariva come un tabù (il lisozima, ndr) stia mettendo sotto gli occhi di tutti – a forza di battaglie e colpi di scena – la palese differenza tra due formaggi forse simili ma mai uguali, oltre i quali gli animali vengono trattati con due approcci totalmente diversi: da una parte il mais insilato e il pastone unifeed, dall’altra le erbe e i fieni locali, anche se talvolta con qualche eccesso nelle integrazioni (cereali e leguminose schiacciati o sfarinati, somministrati in misura variabile dai 2 ai 14 chili per capo al giorno, ndr).

18 febbraio 2019

Clicca qui per l’articolo ”Grana Padano: scoppia il caso lisozima, il conservante c’è ma non si dice”, dal sito web La Voce di Reggio Emilia


Aggiornamento del 19 febbraio 2019 – Su espressa richiesta del Direttore del Consorzio di Tutela del Grana Padano, Stefano Berni, pubblichiamo qui di seguito una nota stampa di quell’ente, firmata dal presidente Nicola Baldrighi:

Gentilissimi,
si allega la nota di commento del Presidente Baldrighi alla risposta del Sottosegretario alla Salute, Coletto. Evidentemente c’è ancora chi confonde (volutamente o per distrazione?) l’intervento ministeriale essere un’interferenza nazionale sull’etichettatura, che invece è noto e condiviso essere di competenza comunitaria, dalla valutazione sulla categoria del prodotto utilizzato, che se è conservante ha un percorso di etichetta, mentre se è coadiuvante tecnologico ne ha un altro. Il Ministero della Salute, sentito il Consiglio Superiore di Sanità e valutate le evidenze tecnico-scientifiche dell’Istituto Superiore di Sanità, ha ritenuto che il lisozima nel Grana Padano non sia un conservante, bensì un coadiuvante tecnologico, come ha puntualmente rilevato nella risposta il Sottosegretario stesso, intervenendo quindi sulla categoria del lisozima nel Grana Padano e non sull’etichettatura relativa ai conservanti, essendo questa di competenza comunitaria.
Sulla legittimità di tale orientamento ministeriale e decisione del Consiglio Superiore di Sanità e dell’Istituto Superiore di Sanità è già stato chiamato il TAR del Lazio ad esprimersi. Qualsiasi anticipazione quindi altro non è che sensazione personale che liberamente ciascuno può esprimere ma che non ha valenza tecnico-giuridica almeno sino a quando si esprimeranno le istituzioni deputate a farlo.
Cordiali saluti,

Dott. Stefano Berni
Direttore Generale Consorzio Tutela Grana Padano

Lisozima, Grana Padano: No a interferenze e strumentalizzazioni, noi come sempre rispettiamo e rispetteremo la legge
Il Consorzio interviene sull’interpellanza presentata alla Camera

Fa davvero piacere constatare che la risposta del Sottosegretario di Stato alla Salute, Dott. Coletto, all’interpellanza (che si allega) è di tono e contenuti assai diversi da quanto interpretato e anticipato ieri dall’On. Zanichelli ai media che, a dire il vero, ci aveva molto sorpreso perché ritenevamo impossibile che la risposta ad un’interpellanza revocasse gli effetti di una nota ufficiale del Ministero alla Salute, sentito il Consiglio Superiore di Sanità.

Il Consorzio Tutela Grana Padano, anche stavolta, si è rigorosamente attenuto alle indicazioni del Ministero emanate con apposita nota l’8/5/18. In tale documento ministeriale non si mette in discussione il primato della UE sugli stati membri in materia di etichettatura ed in particolare per quanto riguarda la classificazione dei conservanti. Il lisozima è e rimane a tutti gli effetti un conservante quando usato in formaggi che ne consigliano l’utilizzo mentre nel Grana Padano DOP non svolge la funzione di conservante e quindi nel Grana Padano il lisozima non è un conservante bensì un coadiuvante tecnologico, da ciò ne deriva che pur dovendo essere chiaramente, come in effetti tutt’ora è, indicato in etichetta perché estratto dall’uovo, nel rispetto del RegUE 1169 del 2011, non va riportata la dicitura conservante perché nel Grana Padano non lo è. Ciò in assoluta coerenza con il RegUE n.1333/2008 il quale direttamente specifica che lo stesso non si applica ai coadiuvanti tecnologici. Questo è il tema su cui, sentito il Consiglio Superiore di Sanità e valutati gli esiti delle verifiche tecnico scientifiche dell’Istituto Superiore di Sanità, che occorre sempre ricordare sono organi assolutamente imparziali di altissimo e indiscutibile livello scientifico, si è espressa con chiarezza la Direzione Generale del Ministero alla Salute.

Poteva quindi il Ministero alla Salute adottare il parere dei massimi organi scientifici italiani competenti in materia? Secondo noi sì, anzi non solo poteva ma addirittura doveva adottarlo, come in effetti ha fatto. È su questo argomento che il TAR dovrà prossimamente esprimersi. Le pressioni e gli interventi che sono intercorsi e che dovessero intercorrere sino al pronunciamento definitivo della giustizia già attivatasi, hanno dunque esclusivamente effetto propagandistico e demagogico, ma assolutamente nessuno dal punto di vista giuridico e operativo. Quindi non cambia proprio assolutamente nulla rispetto a prima.

È superfluo ribadire che lo scrivente Consorzio si atterrà senza indugi a qualsiasi decisione che i tribunali competenti in materia indicheranno, ma, nel frattempo, difenderà con tutta l’energia possibile la posizione assunta che ritiene assolutamente rispettosa e conforme alle normative in vigore, respingendo ogni tentativo di indebita interferenza o strumentalizzazione.

Dott. Nicola Cesare Baldrighi
Presidente Consorzio Tutela Grana Padano