Luci e ombre si stagliano sull’immagine di Granarolo, questa settimana. La cooperativa emiliana ha annunciato l’imminente lancio sul mercato di un nuovo prodotto, unico nel suo genere in Italia: la prima bottiglia di latte con il 20% di plastica riciclata (verrà utilizzata per una parte della produzione di latte Uht), “frutto”, spiega l’azienda, “di un rinnovato impegno in termini ambientali”. In sostanza, bottiglie in R-Pet, realizzate con il 20% di plastica, riciclata da bottiglie usate (entro fine anno si passerà al 25%).
In questa operazione Granarolo ha il merito di aprire la volata in Italia a tutte le altre aziende del settore, che entro il 2025 dovranno adeguarsi alle nuove direttive dell’Unione Europea, che prevedono per l’appunto l’obbligo di utilizzo di bottiglie in Pet con almeno il 25% di plastica riciclata.
Sin qui sono le luci, è evidente, che vengono rilanciate e a volte esaltate con dovizia di particolari dalle principali testate nazionali che si occupano di ambiente e distribuzione agroalimentare.
Le ombre arrivano dalla cronaca locale di Anzio, cittadina del litorale romano, dai quotidiani che alla fine degli Anni Novanta esaltavano la creazione di un polo industriale avveniristico, e la conquista di centinaia di nuovi posti di lavoro. Giornali che oggi annunciano, purtroppo, la probabile chiusura dell’impianto.
“Già da qualche tempo una parte della produzione si era spostata al nord con conseguente ridimensionamento e trasferimento del personale”. Lo riferiva, martedì scorso 5 marzo, il quotidiano web Il Granchio, tra i primi a dare la notizia tra tutte le media locali, aggiungendo che “lo spettro della chiusura definitiva dello stabilimento sembra, purtroppo, ancora più vicino”.
«Eppure», commenta la consigliera comunale del Pd Lina Giannino, «era solo il 1995 quando la Granarolo, leader nazionale nella filiera del latte italiano, inaugurò ad Anzio, il più moderno impianto di produzione di latte fresco esistente in Europa. Mediante un ammodernamento che prevedeva quattro linee di confezionamento completamente automatizzate che avrebbero garantito 24mila confezioni l’ora trattando 1.135 quintali di latte fresco al giorno».
«Ora però», ha concluso l’esponente del Pd di Anzio, «sembra che il nostro Paese stia per perdere questa eccellenza. Ci rivolgiamo allora al Sindaco e a tutta l’amministrazione, affinché si attivino le opportune conoscenze circa le cause di tale scelta, e di intervenire affinché ciò non accada. Intanto la scrivente si mette a totale disposizione dei lavoratori offrendo solidarietà e vicinanza e cercando di adottare, nei propri limiti e possibilità, una azione atta alla salvaguardia dei posti di lavoro».
Nel frattempo, il Sindaco Candido De Angelis, dalle pagine web del proprio Comune, esprime auspica la creazione di «un tavolo di confronto e la più ampia disponibilità per concertare i provvedimenti necessari, affinché l’impianto possa restare operativo».
11 marzo 2019