Cantile: 60 anni di carcere per i falsari della bufala Dop

L’esterno della Cantile – foto Comando Provinciale Carabinieri Caserta©

Sessanta anni complessivi di carcere sono stati richiesti dal pubblico ministero del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, martedì scorso 28 maggio, nel processo a carico di Guido Cantile – titolare dell’omonimo caseificio di Sparanise – e di altri undici imputati, a seguito di una complessa indagine, avviata nel 2014, che aveva portato alla scoperta di cagliate d’importazione e uso di latte vaccino nella produzione (dal 2011 al 2013) di Mozzarella di Bufala Campana Dop.

Gli imputati sono accusati di un’infinità di reati, che lasciano ben intendere dimensioni e complessità di una vera e propria organizzazione criminosa: associazione per delinquere, rivelazione di segreto d’ufficio continuato, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, vendita di prodotti industriali con segni mendaci, commercio di sostanze alimentari nocive, falso ideologico, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, lesioni colpose conseguenti a infortuni sul lavoro, violazione di sigilli e smaltimento illecito di rifiuti.

foto Cantile Srl©

Al termine della requisitoria il pm Pannone ha dato lettura delle richieste di carcerazione: otto anni Guido Cantile, indicato come il principale responsabile di un sistema criminoso altamente organizzato. Sei anni per i figli Luigiantonio e Pasquale, cinque anni e mezzo per Luigi Bacco e Giuseppe Genovese, quattro anni e mezzo per altri sette (Luigi Cammisa, Assunta Di Caprio, Antonio Di Feo, Amedeo Fasulo, Paola Mormile, Eleana Micillo e Agostino Verde).

Secondo gli inquirenti i tre Cantile vanno ritenuti promotori dell’associazione a delinquere, in concorso con alcuni dipendenti e collaboratori dell’azienda e con la complicità e la  connivenza di due veterinari della locale Asl (Cammisa e Verde). Il sistema criminoso, collaudato negli anni, avrebbe permesso di conseguire importanti traguardi economici, in barba alle norme per la salute pubblica e la sicurezza sul luogo di lavoro.

Il processo riprenderà a luglio, con le arringhe della difesa.

3 giugno 2019