Il latte di pianura va in montagna, e si nobilita. L’affermazione ha dell’incredibile (verrebbe da dire che “va in montagna e perde 10 a zero, proveniendo da allevamenti industriali, ndr) ma è questo il senso ultimo dell’ennesima trovata promozionale della In.Al.Pi. (Industria Alimentare piemontese), o semplicemente Inalpi, come i titolari dell’azienda di Moretta (località sita in pianura) preferiscono che la si definisca, da quando nel logo dell’azienda è spuntato il disegno di una montagna. Inalpi che — a sentirlo dire — suona ancor meglio che a leggerlo: “in Alpi, nelle Alpi”.
In oltre dieci anni di collaborazione, orchestrata con il supporto di Coldiretti Piemonte e altre realtà regionali (Compral Latte, Arap e Apa Piemonte, tanto per fare due o tre nomi), l’azienda cuneese – che ritira prevalentemente latte da allevamenti “convenzionali” di pianura (vacche alimentate a insilati di mais, unifeed, un po’ di fieno, ma in genere non troppo, ché sennò le quantità diminuiscono, ndr) – è davvero riuscita a scalare le montagne, sia nell’immaginario collettivo del consumatore non-pensante – grazie alla trasformazione del logo a cui poco fa ci riferivamo – sia all’atto pratico con il recente annuncio dello sbarco di uno dei suoi prodotti in alcune strutture ricettive della montagna piemontese, notoriamente frequentate, dalla primavera all’autunno, da migliaia di scarpinatori italiani e stranieri.
Bene, carissimi lettori, qui servono tutti i cerimoniali delle grandi occasioni, perché l’iniziativa è davvero da incorniciare. Rùllino i tamburi, quindi, e squillino le trombe, già che il latte in polvere della pianura piemontese fa il suo ingresso – o meglio lo farà presto, prestissimo – in 80 rifugi alpini del Piemonte. Questo, grazie all’accordo siglato mercoledì scorso, 19 giugno, dall’azienda presieduta da Ambrogio Invernizzi, dall’Agrap (Associazione Gestori Rifugi Alpini) e dall’immancabile Coldiretti Piemonte, sempre presente quando sono in gioco questioni tanto rilevanti per il mondo agricolo.
I dettagli dell’accordo sono riferiti dalle cronache dell’agenzia giornalistica Ansa (che titola con un distaccato “Latte rifugi, accordo Coldiretti-Inalpi”) e da alcuni siti web piemontesi.
Chi di voi avesse la curiosità di approfondire la questione potrà leggere tutti i particolari, ad esempio, su Torino Oggi (“La qualità del latte piemontese prende quota e arriva in cima alle montagne”) e Cuneo Dice (“Un accordo tra Inalpi e Agrap per la distribuzione di latte nei rifugi alpini piemontesi”).
Dal canto nostro ci piace chiudere estrapolando un passaggio delle affermazioni rilasciate dal presidente di Inalpi al redattore del suddetto quotidiano cuneese: «con un sacchetto da 1 kg di polvere», dice Invernizzi, «si ottengono ben 10 litri di buon latte fresco». Che detta così, sapendo cosa sia il latte fresco — e quanto perda in valori organolettici e nutrizionali il latte disidratato — ci vuole una bella dabbenaggine per crederlo, e ancor prima un bell’ardire nel raccontarlo.
24 giugno 2019
Per approfondire, leggi qui — “Inalpi e il latte alpino di pianura: la denuncia dell’avvocato Dongo non trova spazio sui media italiani” — come l’azienda ha utilizzato la dicitura “alpino” su alcuni prodotti