Ci risiamo: i giornali e le agenzie di stampa italiani annunciano in questi giorni la nascita del primo latte fresco pastorizzato caratterizzato dalla betacaseina A2, che a loro detta si chiamerebbe “Laatte” e sarebbe prodotto dalla Centrale del Latte di Torino. Una notizia non rispondete al vero, in quanto quel latte, così straordinario — ma di un’altra azienda — è già in distribuzione dal febbraio del 2017 e per di più è prodotto da vacche al pascolo, alimentate ad erba (brucata nel pascolo) e a fieno (“lussi” che l’industria non si può permettere), in regime di produzione biologica.
Il latte A2, che in molti mercati di lingua anglosassone (Australia, Nuova Zelanda, Usa, Gran Bretagna) ha ormai conquistato cospicue fette di mercato, è infatti disponibile in molti punti vendita lombardi, laziali e veneti, grazie allo straordinario lavoro dell’Azienda Agricola Salvaderi di Maleo. Straordinario perché oltre ai requisiti suddetti (A2 e bio) il latte dell’azienda lodigiana rispetta l’animale, sottoponendolo a mungitura solo 9 mesi all’anno, ed è confezionato in vetro.
L’azienda italiana che arriva seconda — non prima — nel mercato dei latti A2 è la Centrale del Latte di Torino, che ha deciso di denominare il prodotto semplicemente Tapporosso Laatte, e che ha realizzato per esso un sito web dedicato (clicca qui per visionarlo). La nuova referenza dell’azienda è disponibile nelle versioni Alta Qualità Intero e Parzialmente Scremato; inizialmente ne verranno distribuiti centomila litri al mese, per testare il mercato.
«Il progetto – ha spiegato l’assessore regionale all’innovazione e alla ricerca Matteo Marnati – è costato 611.000 euro di cui 263.000 finanziati con il contributo del Fondo europeo di sviluppo regionale POR FESR 2014-2020».
L’azienda torinese è arrivata a questo prodotto attraverso un progetto sviluppato e studiato in Piemonte, a seguito di una ricerca che ha evidenziato alcuni aspetti interessanti, tra cui una migliore digeribilità di questo tipo di latte. “I processi di selezione (selezione genetica, ndr)”, narra la ricerca della Centrale del Latte di Torino, “hanno fatto sì che, nel tempo, originassero razze bovine e popolazioni, che si differenziano tra loro per il patrimonio genetico responsabile della produzione di Beta-Caseina A1 e A2”. Su queste due componenti i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione ottenendo dati molto interessanti sugli effetti positivi che questo latte “antico” esercita sulla funzionalità del sistema digerente, senza la necessità di ricorrere a trattamenti tecnologici estensivi (l’industria non se li può permettere, quindi è un latte che arriva da vacche che vivono in stalla, ndr) o alla formulazione, ma sfruttando la naturale variabilità delle popolazioni di bovine da latte. “Il latte convenzionale”, prosegue lo studio, “contiene una miscela di entrambe le varianti genetiche, mentre il latte A2 proviene da bovine selezionate per produrre solo Beta-Caseina A2”.
Per saperne di più sul secondo late A2 d’Italia, basterà cliccare qui, per raggiungere il sito di Laatte Tapporosso e qui per quello del Polo Agrifood. Buona lettura a tutti.
24 settembre 2019