
Lanciato nel marzo del 2017 attraverso un accordo tra la Biraghi SpA e la Coldiretti Sardegna, il “Pecorino Solidale” nacque con lo scopo di riconoscere un giusto prezzo di acquisto della materia prima, per garantire un equilibrio tra i costi di produzione e la ripartizione dei guadagni, “evitando”, stabilirono le parti, “lo sfruttamento di posizioni di vantaggio e superando così la situazione di debolezza dei produttori”.
Da allora l’industria cuneese si è impegnata a corrispondere un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, che in questi anni a forza di oscillazioni al ribasso è anche andato sotto i costi di esercizio delle aziende pastorali.
A più di due anni e mezzo di distanza, finalmente, il mercato premia l’iniziativa, avendo fatto registrare nel mese di ottobre la vendita di oltre 125 quintali di prodotto, contro i 105 del medesimo mese dell’anno precedente (+20%). Una crescita che gradualmente ha premiato un’operazione che rappresenta un primo vero accordo di filiera del settore etico-solidale.
Il pecorino viene pagato ad un prezzo garantito di 6.20€/Kg., cifra che permette al caseificio produttore di corrispondere al pastore 85 centesimi/lt., una retribuzione dignitosa, anche se lontana dall’agognato traguardo di un euro al litro di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi anche nel contesto istituzionale.
Il formaggio, venduto sotto forma di grattugiato in miscela con il Gran Biraghi (70% pecorino, 30% grana) lascia ben percepire da parte dell’azienda la scelta di utilizzare l’iniziativa anche come traino per la vendita del proprio prodotto.
Da parte della Coldiretti si nota la propensione a concedere l’opportunità di rientrare in questa attività a diversi caseifici: in origine a beneficiarne era stata la cooperativa Allevatori Sulcitani di Carbonia, mentre attualmente il prodotto proviene – non si sa ancora per quanto – dal caseificio della Cooperativa Dorgali Pastori.
18 novembre 2019