Indennizzato il “falciatore” del packaging Mila: la foto fu usata a sua insaputa

La foto “incriminata”, nella lente d’ingrandimento – immagine elaborata da foto del sito web Bergmilch Mila©

Il latte fieno è un buon latte, si sa – prodotto da vacche alimentate prevalentemente a fieno – ma la sua confezione può non esserlo altrettanto, e questo può accadere per varie ragioni. Ad esempio se la bottiglia è in plastica (Pet) o in tetrapak (cartone accoppiato con film plastico), anziché in vetro, ma ancor più se sulla confezione è riprodota un’immagine “rubata”, o per meglio dire utilizzata senza il consenso della persona che vi è ritratta.

È accaduto all’altoatesina Mila, come racconta il quotidiano locale TagesZeitung.it, riferendo che l’uomo non è mai stato avvisato, e che adesso il medesimo pretende giustamente un indennizzo, laddove avrebbe dovuto ricevere un’offerta economica, convenire una somma con la controparte (o in precedenza con l’agenzia fotografica che ha ceduto la foto, ndr) e ricevere un compenso all’atto dell’uso dell’immagine.

La fotografia in questione ritrae l’uomo intento a sfalciare dell’erba in un campo e appare sul fianco del tetrapak di tutte le tipologie di latte fieno dell’azienda, mentre sul fronte i soggetti ritratti (ritratti dall’agenzia pubblicitaria, che li avrebbe quindi pagati, ndr) cambiano al cambiare della referenza commerciale: uno per il latte intero, uno per il parzialmente scremato, etc.

La cronaca narra che l’interessato falciatore si sarebbe rivolto ad un giudice di sua conoscenza, in Germania. Questi, dopo averlo edotto sul tema dei diritti di riproduzione dell’immagine, avrebbe scelto la strada dei social media per compiere il primo passo in difesa dell’uomo, effettuando un post su Twitter, accompagnato dalla descrizione del problema e da un invito teso alla sua soluzione.

Per nulla “social” è stata la reazione della controparte, che – a quanto pare – ha preferito le vie brevi e il minor clamore possibile, avanzando privatamente una proposta di risarcimento finanziario. Una somma di 3mila euro che pare siano stati accettati dall’interessato, evidentemente non interessato a lucrare sull’episodio, né con una transazione diretta né con un’azione legale che avrebbe costretto la Mila davanti ad un giudice, probabilmente a sborsare una cifra maggiore, oltre al pagamento delle spese legali.

Dal canto suo, l’amministratore delegato di Bergmilch Mila, Robert Zampieri, ha spiegato attraverso il quotidiano altoatesino che la foto era stata acquistata da un’agenzia fotografica, e che i diritti di riproduzione della persona ritratta non erano stati saldati da quella al soggetto interessato. Una versione più che credibile, certo, che farebbe intravedere una possibile azione della Mila nei confronti del fornitore della fotografia che, in tema di diritti d’uso dell’immagine di soggetti ritratti non può non essere al corrente di normative, valori, costi che regolano la materia.

Difficile sapere se l’azienda si rifarà sul proprio fornitore. Più facile capire che quest’ultimo è il vero responsabile della vicenda, mentre alla Mila può essere semmai addossata una minima leggerezza, già che in un ufficio marketing che si rispetti qualcuno avrebbe dovuto quantomeno esercitare un dubbio ed operare una verifica prima della messa in stampa dei contenitori. Altra questione non chiara: al momento non è dato sapere se le scorte di magazzino del tetrapak “incriminato” saranno utilizzate sino al loro esaurimento o se l’azienda dovrà ritirarle dal mercato. Lo scopriremo presto, osservando le confezioni di latte fieno sugli scaffali dei supermercati.

11 febbraio 2020