
Nessun contagiato da Coronavirus – al momento, e per fortuna – nel sistema di produzione del Parmigiano Reggiano, ma il consorzio di tutela ha ben pensato di mettere a disposizione dei propri caseifici – a titolo cautelativo – una banca dati di casari in pensione e di addetti alla produzione ormai a riposo, disponibili a chiamata, qualora dovessero necessitare.
Per affrontare un momento comunque non facile per la produttività dei propri affiliati, l’ente di tutela ha fatto richiesta al Mipaaf per ottenere una deroga al disciplinare, in via del tutto straordinaria, con l’intento di salvaguardare la produzione. A tale proposito il presidente Nicola Bertinelli ha voluto sottolineare che «la quasi totalità dei nostri 330 caseifici si trova in province fortemente colpite da Covid-19 come Reggio Emilia, Parma, Modena, Mantova e quindi è impensabile sperare di restare immuni».
«Dal punto vista operativo», ha aggiunto Bertinelli, «non abbiamo problemi perché il trasporto del latte dalle stalle ai caseifici è consentito così come la produzione del formaggio che è considerata “comprovata necessità lavorativa” dal Dpcm del 9 marzo».
Una potenziale criticità riguarderebbe però la disponibilità di organico, motivo per cui Bertinelli si appella sia al Governo italiano che all’Unione Europea: «Chiediamo al Ministero delle Politiche Agricole e all’Ue una deroga al disciplinare, come previsto dalla legge n.1151/2012 che regola le Dop, in caso di emergenze sanitarie, per consentire maggiore flessibilità ai tempi e ai vincoli di lavorazione, al fine di evitare la chiusura di caseifici e allevamenti».
“Ricordiamo”, sottolinea il consorzio in un comunicato diffuso mercoledì 11 scorso, “che 2.820 i produttori conferiscono il latte ai caseifici del Parmigiano Reggiano e che sia i primi che i secondi devono essere situati all’interno della zona d’origine. Nel 2018 la produzione di Parmigiano Reggiano ha impiegato 1,92 milioni di tonnellate di latte, pari al 15,9% dell’intera produzione italiana”.
“Il Parmigiano Reggiano», ha aggiunto il presidente del consorzio, «è la prima Dop per valore alla produzione, con 1,4 miliardi di euro. Ci sono oltre 50mila persone impegnate nella filiera e ovviamente la loro salute è la nostra priorità assoluta. Tutti i caseifici hanno adottato le misure del Governo per limitare il contagio, a partire dalla distanza di sicurezza di un metro tra una persona e l’altra».
Il Parmigiano Reggiano non è un vettore di Coronavirus
Bertinelli si è anche soffermato sulle obiezioni sollevate da Governi stranieri che avrebbero richiesto di interrompere l’importazione di Parmigiano Reggiano, sostenendo che il prodotto potrebbe rappresentare una fonte di contagio. «È inaccettabile», ha rivendicato Bertinelli, «che Paesi dell’Unione Europea, come anche Paesi fuori dall’Unione, utilizzino questa crisi sanitaria per arrogarsi il vantaggio competitivo. È un fatto aberrante dal punto di vista etico, e dal punto di vista legale è concorrenza sleale».
I mercati esteri, si sa, sono di fondamentale importanza per il Parmigiano Reggiano: nel 2019 il giro d’affari al consumo della Dop si è attestato attorno ai 2,4 miliardi di euro, con un 60% di vendite provenienti dal mercato italiano e il rimanente 40% da quelli esteri, con Francia e Stati Uniti in testa, seguiti da Germania, Regno Unito e Canada.
«Il Parmigiano Reggiano», ha spiegato a tal proposito il presidente del consorzio, «è prodotto oggi come mille anni fa: solo con latte, sale e caglio e senza l’uso di additivi e conservanti. La produzione è regolata da un rigido disciplinare che non consente ai produttori di pastorizzare, centrifugare o refrigerare il latte. Per questi motivi il Parmigiano Reggiano deve essere prodotto ogni singolo giorno dell’anno. Fermare la produzione avrebbe conseguenze disastrose per la nostra filiera». Ê questo che in Italia e all’estero dev’essere ancora del tutto compreso.
16 marzo 2020