Il mondo trae reddito dal siero. L’assessore Rolfi lo usa per il biogas

Impianto per biogas – foto Martina Nolte© – Creative Commons License

La Regione Lombardia ha approvato, martedì scorso, 17 marzo, un decreto che consentirà di destinare il siero del latte – tal quale o concentrato – presso gli impianti di biogas presenti sul territorio, al fine di farlo smaltire assieme ai reflui zootecnici; per farlo, chi ne abbia, dovrà inviare una semplice comunicazione all’Ats (Agenzie di Tutela della Salute) locale di competenza.

Il provvedimento era stato sollecitato da alcune delle maggiori industrie casearie lombarde e caldeggiato dalle principali associazioni di categoria, a seguito del crollo della richiesta di siero da parte delle imprese che normalmente lo trasformano [pochi lo sanno, ma viene utilizzato soprattutto per incrementare la produzione di burro “italian style”(*), ndr].

In sostanza, un sottoprodotto della lavorazione del formaggio che in passato era una risorsa (lo è tutt’ora per i produttori agricoli, ndr) è diventato un problema per artigiani ed industrie che non si sono ingegnati per trarne reddito, come accade in altri Paesi (proprio oggi riferiamo di due esempi, uno in Oregon, uno in Colombia).

«L’emergenza coronavirus», ha dichiarato l’assessore lombardo all’agricoltura, Fabio Rolfi, «ha fatto registrare una drastica riduzione degli ordini di prodotti lattiero-caseari da parte del sistema della ristorazione. Serviva un provvedimento straordinario. La rete di biogas presente in Lombardia, oltre ad essere un esempio riuscito di sostenibilità ambientale applicata all’agricoltura (una sua idea, visto che è fortemente contestata da associazioni locali di base e ambientalisti, ndr), può rappresentare una grande opportunità in caso di crisi». [segue dopo la pubblicità]

«Grazie a questa agevolazione, che consente un maggior uso di siero per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili», ha aggiunto Rolfi, «aumenta in modo significativo la produzione di latte in polvere ad uso zootecnico con almeno 500 tonnellate al giorno di latte inviate a questa destinazione. Un quantitativo importante, in grado, insieme ad altre iniziative in corso, di evitare di buttare latte in eccesso in questo contesto di contrazione dei consumi».

Se l’assessore lombardo di documentasse circa gli studi sviluppati ovunque nel mondo (anche in Italia E Spagna: leggi qui e anche qui) e sulle utilizzazioni che talune aziende ne fanno, traendone reddito, non apparirebbe così fiero per una così poco brillante e poco nobile soluzione.

23 marzo 2020

(*) il burro industriale italiano è in genere prodotto recuperando panna dalle lavorazioni dei formaggi scremati o parzialmente scremati, ma anche – purtroppo – dal siero delle lavorazioni casearie