Fico ma non troppo: chiude la Disneyland del cibo, ma forse solo temporaneamente

foto Fico Eataly World©

Neanche tre anni e la giostra si ferma. Inaugurata in pompa magna il 15 novembre del 2017, lanciata sull’onda di un entusiasmo forse anche un po’ eccessivo, che ben si combinava con l’immagine di Oscar Farinetti (sempre un po’ sopra le righe), ecco che il roboante progetto dell’imprenditore piemontese – Fico Eataly World di Bologna – mestamente chiude, in concomitanza con le restrizioni introdotte dai recenti Dpcm anti-Covid-19 in materia di distanziamento sociale.

O meglio, se da una parte l’annuncio lanciato dall’azienda al popolo dei social media potrebbe far pensare a questo (“Nel rispetto delle misure prese dal Governo”, recita il post su Facebook, “per fronteggiare l’emergenza sanitaria siamo costretti a chiudere FICO Eataly World…”) la lettura più corretta è quella di un’azienda da tempo in crisi – o meglio mai decollata – che coglie la palla al balzo per dire “non avremmo voluto, ma per cause di forza maggiore ci dobbiamo fermare”.

Per capire come stanno le cose basterà guardare l’andamento finanziario dell’azienda, che ha chiuso il 2019 con una perdita di circa 3 milioni, ripianata da Oscar Farinetti e dal socio Coop Alleanza. Chi è stato là negli ultimi mesi descrive una situazione di palese criticità: quando il parcheggio è semideserto anche durante i fine settimana – e stiamo parlando del periodo post-lockdown – c’è poco da sperare in un futuro migliore.

Le voci che più si rincorrono parlano di un piano di rilancio che verrà definito nei prossimi mesi, forse entro la fine dell’anno, e di un periodo di pre-riapertura in cui potrebbero essere cercati nuovi partner commerciali e forse nuovi investitori. Di sicuro c’è che diverse aziende che avevano aderito al progetto iniziale, e avevano mantenuto un impegno finanziario importante pur di esserci, hanno abbandonato la scena. Che altre accettino è molto legato a diverse – forse troppe – variabili: innanzitutto il progetto, secondo poi l’incidenza della pandemia sulla circolazione della gente.

Quello che dalle prime intenzioni avrebbe dovuto essere un “parco divertimenti” del cibo “made in Italy” e che poi è stato un ibrido, puntando su una proposta forse sin troppo ampia e diversificata, potrebbe diventare un parco tematico con sette aree distinte (una formula che potrebbe permettere di trovare almeno sette forti investitori) e una proposta più chiara da veicolare al mondo, attraverso le agenzie di viaggi, i redazionali, le pubblicità.

Sempre secondo voci di corridoio si pensa che la riapertura, se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe essere attorno ai giorni di Pasqua, che il prossimo anno cadrà il 4 aprile. Ma con il 1° di aprile che incombe in quei paraggi, non vorremmo che fosse solo uno stupido Pesce d’Aprile.

9 novembre 2020