Etichette alimentari: l’Italia avvia l’iter che porterà alla NutrInform Battery

i valori espressi in tabella non si riferiscono al prodotto – l’Immagine è stata elaborata da una foto Pixabay©

Tanto tuonò che piovve: dopo mesi di reiterate contestazioni mosse dall’Italia al metodo di etichettatura alimentare “a semaforo” (Nutriscore), il Governo Italiano ha avviato l’iter che porterà alla nascita di un sistema alternativo, denominato NutrInform Battery, volgarmente chiamato “etichetta a batteria”. A dare il via all’operazione, che pare accontentare più l’industria che i consumatori, c’è la firma della ministra agricola Teresa Bellanova, giunta lunedì scorso 2 novembre. Ad essa si aggiungeranno presto quelle dei suoi colleghi Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico) e Roberto Speranza (Salute). Dopodiché, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sancirà il varo del provvedimento.

Nel commentare la notizia, la ministra stessa, riferendosi all’etichetta a semaforo,  ha sottolineato che «la nostra alternativa è di gran lunga migliore perché non è penalizzante. Non dà patenti di buono o cattivo; semplicemente informa».

Tornando al Nutriscore, nato in Francia e già adottato in diversi altri Paesi (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna e Svizzera), basti pensare che il semaforo rosso (E) è utilizzato su prodotti salutari come il prosciutto crudo, per la combinazione tra quantità assoluta di sale e quantità di grassi, mentre ad esempio Parmigiano Reggiano e olio extra vergine di oliva sono marcati di arancione (D), pur essendo notoriamente prodotti ”della salute”.

Particolare non da poco, lo strumento varato in Italia  – che verrà adottato anche a Cipro, in Grecia, in Lettonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria – riguarderà tutti i prodotti alimentari che non usufruiscono di altri sistemi di garanzia – Dop, Igp, Stg – che vengono disciplinati da norme specifiche che ufficialmente ne garantirebbero qualità e sicurezza. Un’iniziativa non del tutto condivisibile, se si pensa che molti tra questi prodotti sono fortemente dissimili tra loro, come ad esempio quelli che per disciplinare ammettono l’uso di insilati fermentati nell’alimentazione animale, o di starter (fermenti lattici) nella caseificazione, e quelli – apparentemente simili – che li vietano in maniera categorica.

Questa osservazione, a guardar bene, aprirebbe un fronte di analisi e discussione importante, a cui si spera che si giunga presto, tanto è facilmente misurabile (con le analisi degli acidi grassi) la qualità reale dei prodotti, quantomeno quelli di origine animale. A nostro avviso non è più derogabile la necessità di entrare più in dettaglio nella natura dei grassi espressi in etichetta, non essendo sufficiente a nostro avviso il discrimine tra “saturi” e “insaturi”.

Al tempo stesso non è più rimandabile una risposta alla necessità di conoscere i micronutrienti utili contenuti nei latti, nelle carni (e nei loro derivati) di cui ci nutriamo: antiossidanti, anticancerogeni, coadiuvanti del sistema cardiocircolatorio sono ottenibili con le su citate analisi, che hanno tra l’altro costi abbordabilissimi. È auspicabile quindi che sull’opportunità di farli conoscere al pubblico le aziende produttrici di alimenti di qualità reale puntino, per comunicare i veri vantaggi, la vera alta qualità, e il benessere insiti nei propri prodotti.

9 novembre 2020

Aggiornamento del 14 novembre 2020: sullo stesso tema vi consigliamo la letture dell’articolo “NutrInform Battery, l’etichetta a batteria. Una vergogna italiana” pubblicato dal sito web Great Italian Food Trade