Il Salento alza la voce – ed era ora che qualcuno lo facesse – contro il fotovoltaico selvaggio, opera di speculatori tutelati da una normativa inadeguata, che trovano i loro complici tra i proprietari di terreni e le amministrazioni locali che non hanno evidentemente a cuore i propri territori.
Mentre quindi la quasi totalità degli italiani assistono – a quanto pare di buon grado, non conoscendone i contorni – al boom delle installazioni “green” ottenuto sotto la spinta degli incentivi introdotti dal Governo, dall’altra una piccola ma combattiva componente, nei territori interessati dai fenomeni più eclatanti, cerca di dare la sveglia.
Se da una parte la produzione di energia pulita è vista di buon occhio da un’opinione pubblica che si fa condizionare da un’informazione che quasi mai guarda in profondità i fenomeni complessi, preferendo la vita comoda del farsi pilotare dagli uffici stampa delle aziende interessate, dall’altra emerge la necessità di ascoltare le “periferie” per capire lo stato reale delle cose e cosa poter fare per frenare e correggere in corsa quel che di sbagliato o carente è stato intrapreso.
Tutti sappiamo che l’impatto che l’umanità esercita sull’ambiente si è fatto oramai molto serio, e che per invertire la marcia – anche se tardivamente – vanno introdotti dei cambiamenti rilevanti, che incidono sia sugli stili di vita di molti, soprattutto nei Paesi industrializzati, che su modalità produttive che mai sinora hanno considerato il prezzo da pagare in termini ambientali.
È inevitabile che tutto ciò riguardi oggi profondamente la produzione di energia pulita, ed è praticamente automatico – quanto era prevedibile – che questo sia uno dei nuovi business su cui vecchi e nuovi attori dell’imprenditoria mondiale stanno operando, agevolati dalle scelte operate dai governi nazionali e dalla loro necessità di “stare sul pezzo” con i business maggiormente trendy.
In Italia, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima si è dato obiettivi importanti: 52 GW solari da installare entro il 2030, a fronte di una capacità di 20,9 GW raggiunta alla fine del 2019. I tanti incentivi all’installazione di questi impianti ne stanno favorendo la proliferazione e si prevede che nel 2025 si possano superare i 35 GW. Sempre per rimanere ai dati, guardando il passato prossimo, si consideri che in Italia, nei primi sei mesi del 2020 l’incremento delle installazioni è stato pari al 12% rispetto a quanto fatto sinora, quindi dal 2012.
In tutto questo fare per crescere, espandere, sviluppare, purtroppo nulla è stato compiuto o previsto per evitare una deriva verso il fotovoltaico selvaggio, che oltre a deturpare i paesaggi sta togliendo pascolo, mortificando la terra, come se non fosse stato possibile oltreché necessario e auspicabile favorire con misure mirate l’installazione sui tetti di edifici a qualsivoglia natura destinati – siano essi per abitazione o industriali o commerciali – ovvero in prossimità o all’interno di aree di per sé cementificate e sottratte ad altri usi (centri commerciali, infrastrutture stradali, etc.).
Ma se quello del Salento è il territorio che più fortemente rivendica il rispetto per le proprie campagne deturpate da questa invasione, la ragione va vista anche in quello che probabilmente è un primato, visto che nelle province di Brindisi e Lecce “i nuovi progetti spuntano come i funghi”, riferisce il quotidiano locale TeleRama News, che delle rivendicazioni della gente si è fatto portavoce.
“Solo nella prima settimana di novembre”, riferisce la Redazione del giornale, “nella Provincia di Lecce sono stati presentati ben sette progetti per mega-impianti industriali, per un totale che sfiora i 300 ettari. Trecento ettari di suolo che rischiano di essere cancellati. Solo per citarne alcuni: a Corigliano un mega impianto fotovoltaico, Sorgenia srl lo immagina nella campagne, tra Corigliano d’Otranto, appunto, e Cutrofiano. Un progetto di 10,8 Mw di potenza e 17 ettari di estensione, che prevede 26.525 moduli fotovoltaici da installare in una zona agricola produttiva”.
“A Lecce”, prosegue TeleRama News, “è stato presentato alla Provincia un altro progetto per un gigantesco impianto industriale di 49 MW di potenza, per una superficie interessata dai pannelli fotovoltaici di 51 ettari, più opere a servizio dell’impianto. L’ubicazione è nel territorio a nord di Lecce, al confine con Surbo. Un progetto dell’impianto va a coprire i terreni di ben 4 masserie: Masseria Perrandina; Masseria Fondo Cupo, Masseria Case Bianche, Masseria Varrazzi”.
Il consumo del suolo agropastorale desta preoccupazione muove una parte dei cittadini pugliesi contro il fotovoltaico selvaggio: gli slogan raccolti nelle prime manifestazioni parlano chiaro: “ben vengano le rinnovabili, ma in zone industriali, sui tetti delle case e dei capannoni, in aree già compromesse. Non in zone vocate all’agricoltura o su aree di pascolo”.
Col passare delle ore si fa sempre più chiara la necessità di introdurre nuove limitazioni ma al tempo stesso di sopperire alla mancanza di una banca dati regionale unificata, e di un piano paesaggistico territoriale. Servono – è evidente – dei vincoli all’insediamento selvaggio degli impianti e occorre un’urgente modifica del piano energetico regionale. Se questo non avverrà un altro attacco al mondo agricolo sarà stato attuato. Solo il futuro ci dirà se per negligenza o per agevolare gli interessi di qualcuno.
16 dicembre 2020
Sulla stessa questione si registrano reazioni in altre parti d’Italia, come adesempio nel Canavese, in provincia di Torino. Per approfondire, clicca qui.