Troppe capre inselvatichite ad Alicudi: i residenti reclamano una soluzione

Una capra inselvatichita nelle Isole Eolie – foto Mau Manara© – Creative Commons License

Alicudi è la più piccola isola delle Eolie, la più distante dalla costa settentrionale della Sicilia, in provincia di Messina. Un’isola tranquilla, che raramente ha fatto parlar di sé se non per il turismo – ora in frenata ovunque – o i prodotti tipici: capperi, vino, olio e poco più, oltre la pesca. Da alcuni giorni però i giornali di mezza Italia ne stanno parlando, per un fatto neanche poi troppo strano, che quando accade altrove non supera gli interessi degli avventori dei bar locali.

Ad Alicudi ci sono “troppe capre”, e sono capre selvatiche, o per meglio dire inselvatichite. Di sicuro non sono da sole, ma in compagnia di qualche becco, dal momento che il loro numero cresce di anno in anno; sino ad arrivare, adesso, a non essere più tollerato dai cento abitanti che popolano l’isola.

Chi già era ad Alicudi all’inizio del secolo ricorda che di queste capre si parlava già allora, ma nessuno sembra avere memoria di chi le abbia portate sull’isola, e di cosa sia accaduto – se siano state abbandonate o fuggite da qualche piccolo allevamento – per giungere alla situazione attuale.

“Fatto sta” – dicono i residenti – “che così non si può andare avanti”, perché le bestie, che non si fanno avvicinare, vivono in una zona che per la sua conformazione orografica è molto difficile da raggiungere, e da lì si muovono verso i nuclei abitati – sempre in gruppo –  dove compiono dei veri e propri raid, a quanto pare in cerca di cibo. Cibo che una volta può essere qualche pianta o fiore nei pressi delle case, altre volte i fichi d’india, che di questo passo – se verranno decimati – rischiano di non essere più una parte così fondante del panorama del luogo.

Dicevamo, poco fa, che altrove eventi del genere passano praticamente inosservati, e le ragioni per cui ad Alicudi ciò non accade sono evidentemente due: la carenza di predatori e l’”isolamento” a cui il mare circostante impedisce agli animali di disperdersi su territori più vasti, come verosimilmente quelle stesse capre farebbero se fossero altrove.

Per finire sui giornali, la situazione è diventata molto calda, per non dire esplosiva: con il crollo di diversi muretti a secco – un patrimonio che nessuno sull’isola pare sappia ripristinare – anche esso imputato ai raid delle capre, la gente capisce che il fascino dell’isola si va perdendo giorno dopo giorno. Per di più ci sarebbe un  deterrente non marginale, per il turismo: quando la gente tornerà a godersi viaggi e vacanze, la notizia di animali selvatici nelle zone abitate, rischierebbe di dare la mazzata finale ad un’economia che proprio di turismo vive.

La logica porta i più a richiedere l’eradicazione degli animali, prima che qualcuno – in assenza di risposte dagli uffici competenti – decida di praticare qualche poco felice soluzione “fai da te”.

8 febbraio 2021