L’italiano medio passa 47 anni della propria vita davanti ad uno schermo, la metà dei quali con uno smartphone in mano. Troppo, se si considera che l’età media è di 83 anni, e che un terzo del tempo o poco meno lo impieghiamo per dormire, a quanto pare – molto spesso – anche male.
Se poi la nostra attenzione si sposta alla fascia di età dei bambini e dei ragazzi in età scolare, la questione si fa ancora più seria. Ce lo dice un recente sondaggio, condotto proprio nelle scuole, che ha portato gli esperti a parlare di “risultati sconvolgenti” e di una diffusa “dipendenza” da smartphone. Il lockdown e le sue conseguenze hanno poi posto la questione di “un’infanzia in isolamento”; un’infanzia e un’adolescenza che per uscirne – lo dice chi di didattica si occupa, in scienza e coscienza – hanno urgente bisogno di un supporto.
Tutte queste informazioni – e molte altre ancora – di certo fanno parte del bagaglio culturale di molti esperti comunicatori. Esperti che mettono le loro conoscenze e capacità al servizio delle aziende, sostenendole nelle attività di comunicazione, promozione e marketing.
Una di esse, la True-RP di Milano, è l’agenzia di comunicazione strategica (interessantissimo leggere le loro competenze e attività) che ha supportato l’industria del latte Granarolo in un progetto di “didattica a distanza”. un progetto lanciato lo scorso 4 febbraio con un’area del proprio sito web, denominata “Percorsi didattici” e con un comunicato stampa, intitolato “Granarolo supporta il mondo della scuola con una nuova offerta didattica totalmente a distanza”. Due strumenti di un lancio promozionale questi che sono parte integrante di questa narrazione, e che vi suggeriamo caldamente di leggere.
A tale proposito le considerazioni e le domande potrebbero essere molte, e alcune di esse investono àmbiti della nostra vita molto sensibili, che non possiamo esimerci dal toccare, sinteticamente, e che tutti dovrebbero porsi, ad iniziare dai genitori, e dagli insegnanti:
- la didattica può essere affidata ad un’azienda che ha interessi nel vendere dei prodotti?
- è didattica se si parla di un prodotto attraverso il brand di un’azienda?
- i bambini e i ragazzi non andrebbero protetti dalle attività persuasive delle aziende?
- la scuola italiana non fa nulla per educare i nostri giovani ad un’alimentazione corretta?
- la scuola italiana lascia che le aziende portino ai nostri ragazzi, direttamente, i loro messaggi, sotto forma di educazione, per giunta al di fuori delle aule scolastiche?
- la scuola italiana non capisce che l’associazione di un brand aziendale ad un prodotto alimentare condizionerà i consumi di quei ragazzi, e degli uomini e donne di domani?
- i genitori se ne stanno accorgendo? lo ritengono corretto ed educativo?
E infine, alcune domande per le vorremmo rivolgere proprio alla Granarolo:
- ai nostri ragazzi, ai futuri adulti e consumatori di domani, che già oggi influenzano gli acquisti dei genitori, glielo spiegate come funziona un apparato ruminale di una vacca?
- glielo dite che la vacca dovrebbe mangiare erba, e fieno?
- glielo raccontate che invece viene nutrita contro natura, ovvero con dei mangiami insilati, per far sì che produca di più?
- glielo spiegate che una vacca da latte vive appena 4-5 anni, ovvero un terzo e anche meno rispetto ad una sua collega alimentata naturalmente? questo glielo fate sapere, nel vostro “programma didattico” ed educativo? O glielo dobbiamo dire noi?
Grazie ad ogni lettore che, condividendo contenuti e intenti di questo articolo, si impegnerà nel farlo circolare. Grazie a nome dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Grazie a nome della libera informazione di Qualeformaggio.it
15 febbraio 2021