Verso un rilancio del Corfilac? La politica, di nuovo, fa orecchie da mercante

L’esterno del Corfilac di Ragusa – foto Corfilac©

A circa un mese dal ritorno del Prof. Giuseppe Licitra alla presidenza del CoRFiLaC (Consorzio Ricerca Filiera Lattiero-Casearia) di Ragusa, l’Assemblea Regionale Siciliana ha riunito, mercoledì scorso 17 febbraio, un tavolo tecnico per trattare del futuro dell’ente, che – nonostante avesse fatto tanto in passato per le produzioni dell’isola – ha subìto nel tempo, a più riprese, le pressioni e i danni che solo la mala-politica possono produrre.

Riconosciuto a livello mondiale sino al 2010 come un centro d’eccellenza nella ricerca applicata alle produzioni regionali più autentiche e sede dal 2009 di una invidiabile Cacioteca Regionale, l’ente ha legato alla gestione di Licitra le pagine più importanti della sua esistenza, attraverso un’attività che ha incrociato il suo fare quotidiano tanto con i piccoli allevatori e produttori caseari dell’isola quanto con i massimi studiosi e centri di ricerca mondiali: dalla statunitense University of Wisconsin al francese Inra (ora Inrae), passando per l’irlandese Cork University.

Il tavolo tecnico dovrebbe essere – si spera – il primo passo per l’avvio di un percorso di rilancio, al fine di approfondire – si spera una volta per tutte – la situazione in cui il CoRFiLaC versa attualmente, per cercare di ridare dignità all’ente e ai suoi lavoratori. E in sostanza per un rilancio di una eccellenza probabilmente più stimata all’estero che non in Sicilia.

L’iniziativa nasce dall’interessamento della deputata regionale del M5S di Ragusa, Stefania Campo, che ha lanciato alla III Commissione delle Attività Produttive la proposta di approfondire la questione legata al Corfilac, al fine di avviare un percorso condiviso e di rilancio dell’ente ibleo.

«La proposta», sottolinea l’esponente pentastellata, «è stata bene accolta anche dal direttore Dario Cartabellotta. Al tavolo tecnico saranno chiamati a far parte le rappresentanze sindacali dei lavoratori, il dipartimento Agricoltura della Regione, il presidente del Corfilac, Giuseppe Licitra, storico fondatore, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonino Scilla».

Il tavolo tecnico in III Commissione ha così visto la partecipazione di tutti i rappresentanti dei lavoratori, ricercatori e amministrativi e del dirigente generale Dario Cartabellotta del Dipartimento regionale dell’Agricoltura. Unica assenza, gravissima e a quanto pare ingiustificata, quella del neo assessore regionale all’Agricoltura, il forzista Antonino Scilla, in carica dagli ultimi giorni del 2020, per rimpasti interni della compagine governativa, imprenditore ittico, che verosimilmente poco o nulla sa del consorzio, del suo passato, del futuro che esso potrebbe andare a rivestire.

«Nei giorni scorsi», ha sottolineato Campo, «avevamo presentato un’interrogazione per sollecitare chiarimenti sullo status giuridico dei lavoratori del Corfilac, poiché riteniamo che, senza ulteriori tentennamenti da parte della Regione siciliana, abbiano il diritto di essere opportunamente valorizzati per l’importante attività di ricerca e studio che svolgono oramai da un paio di decenni». «Nell’interrogazione depositata all’Ars, abbiamo chiesto, altresì, quali azioni lo stesso Musumeci intenda attuare per garantire quanto dovuto alle legittime aspettative dei lavoratori del Corfilac».

«Un impegno politico, il nostro», ha proseguito la deputata del M5S, «con l’obiettivo non soltanto di garantire ai lavoratori il necessario sostegno economico della Regione, ma soprattutto per far sì che il Consorzio possa ricevere ulteriori e maggiori risorse economiche, rispetto al recente passato, per rafforzarsi strutturalmente e per riuscire, nei prossimi anni, a camminare finalmente con le proprie gambe, grazie ad una nuova prospettiva di rilancio e riorganizzazione. Ciò potrebbe avvenire, in primis, se la Regione siciliana la smettesse di impegnare sempre somme inferiori al necessario fabbisogno, per poi, aggiungerle incredibilmente solo in fase di assestamento di bilancio. Motivo di grande preoccupazione per noi è il modus operandi della Regione; un operare che non permette al Consorzio di programmare e di progettare».

In effetti, in questi ultimi anni – quale sia stata la Giunta regionale in carica – è sempre stata impedita qualsiasi prospettiva di rilancio dell’ente ibleo. Se invece si puntasse seriamente alla valorizzazione del personale e dei ricercatori – finora sempre testimoni impotenti delle varie vicissitudini che il Consorzio ha subìto più per colpe politiche che per altro – forse l’impasse gestionale e organizzativo potrebbe essere superato.

«Il Consorzio», ha aggiunto Campo, «vive per la quasi totalità – e nonostante l’intervento economico del Comune di Ragusa e di altri soci privati – del contributo regionale, con un ammontare del contributo annuale per il funzionamento che si è ridotto negli ultimi anni, passando da 2.933.000 euro – media del periodo 2007-2011 – a circa un milione nel 2020: somme che non sono vincolate al pagamento delle retribuzioni dei dipendenti attualmente in servizio, per i quali è paradossalmente previsto un fabbisogno pari a 1.560.000 euro».

«Ora più che mai», ha concluso Campo, «è necessario dare un decisivo impulso: in tal senso ho preparato un emendamento integrativo per concretizzare questi obiettivi e per garantire i legittimi diritti dei lavoratori e dei ricercatori del Corfilac. Un altro obiettivo immediato è quello del rilancio della “Cacioteca”, sulla base di uno specifico progetto. Ci sono tante risorse europee che potrebbero fare al caso nostro, come per esempio le risorse FSC 2014/2020, e sganciare la Cacioteca dai bilanci del Corfilac permetterebbe di accantonare economie da investire esclusivamente per il rilancio del Consorzio stesso».

22 febbraio 2021