Il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano ha avviato una collaborazione con Anafij (Associazione Nazionale Allevatori delle Razze Frisona e Jersey Italiana) per l’individuazione di indici genetici che portino alla selezione di bovine non più solo produttive, ma anche più longeve, più resistenti alle malattie e in grado di produrre meno emissioni di metano e ammoniaca.
Lo ha reso noto attraverso il proprio sito web l’Araer (Associazione Regionale Allevatori dell’Emilia Romagna), riferendo l’intervento del presidente del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, all’ultima riunione online di Anafij, tenutasi mercoledì 10 marzo scorso.
Oltre a Bertinelli, all’incontro hanno partecipato Maurizio Marusi, coordinatore tecnico di Anafij, Marco Nocetti, responsabile del Servizio tecnico del Consorzio e Raffaella Finocchiaro dell’ufficio Ricerca e sviluppo di Anafij.
«Durante i mesi della pandemia i consumi di Parmigiano Reggiano hanno avuto un’impennata», ha sottolineato Bertinelli «così come sono aumentate le vendite di prodotti italiani di qualità. Oggi il consumatore richiede con sempre maggiore convinzione un prodotto che sia buono ma anche sostenibile, sia in termini di benessere animale che di rispetto ambientale».
«Quindi», ha proseguito il presidente del consorzio, «alla bontà occorre unire il concetto di valore, quello che in qualche modo certifica come e in che modo il latte trasformato in Parmigiano Reggiano è stato prodotto. Il Consorzio ha capito l’importanza di questo aspetto e insieme ad Anafij sta lavorando per elaborare una certificazione che attesti l’eticità produttiva del latte destinato alle nostre forme”».
Indici genetici e certificazione saranno quindi al centro della collaborazione: è questa la nuova frontiera degli allevamenti di bovine da latte che il consorzio ha in programma per i propri associati. La collaborazione tra consorzio e Anafij si rivela quindi strategica, «per garantire all’allevatore redditività», lo ha evidenziato Marusi, «ma anche e soprattutto la sostenibilità ambientale, sociale, economica e produttiva da cui non è più possibile prescindere».
E poi c’è la dieta delle bovine, tutt’altro che secondaria: «Si tratta», ha precisato Nocetti, «di un processo che coinvolge anche la massima valorizzazione del foraggio utilizzato per l’alimentazione delle bovine, a cui si aggiungono le migliori strategie allevatoriali finalizzate alla riduzione del farmaco, che – secondo le indicazioni di Bruxelles – entro il 2030 dovrà registrare una diminuzione del 50%».
«È un obiettivo importante e ambizioso», ha concluso Nocetti, «ma comunque raggiungibile, in cui la genetica ricoprirà un ruolo sempre più centrale. È per questo che la collaborazione con Anafij è e sarà sempre più determinante».
15 marzo 2021