Educazione alimentare: se ne occupino Stato e docenti, non le industrie

Da cosa nasce cosa - Granlatte
La locandina di “Da cosa nasce cosa”, l’iniziativa di Granlatte e Granarolo per promuovere la loro attività industriale nelle scuole

Ancora una volta i bambini sono al centro delle attenzioni dei grandi, ma non vi illudete, ché non si tratta di una buona notizia. Perché i bambini in questione sono – ancora una volta – oggetto di persuasione commerciale (mal) occultata da dichiarazioni di facciata.

““Da cosa nasce cosa”, si legge in una presentazione alla stampa di qualche giorno fa, “è il risultato della felice collaborazione fra Carthusia Edizioni, casa editrice indipendente specializzata in editoria di progetto rivolta a bambini e ragazzi, e la Società Cooperativa Granlatte, capofila di un innovativo progetto triennale di valorizzazione della filiera agroalimentare del latte lucano”.

Un progetto – finanziato dalla Comunità Europea – che, se da un canto coinvolge l’Università di Foggia e la società Online Service (specializzata nella formazione sul web), dall’altro ha al centro del proprio operato gli interessi industriali di Granlatte e di Granarolo SpA.

20210426 Vignetta Ancora una volta, a distanza di poche settimane da un’altra operazione tanto speculativa quanto opinabile (bersagliare i ragazzi di messaggi su un certo latte commerciale attraverso il telefonino), la cooperativa bolognese tenta di darsi lustro con un’attività e con proclami appartenenti ad una strategia commerciale evidente. Un’attività che genitori distratti e inermi, docenti corresponsabili e un ministero dell’istruzione inadeguato e complice hanno reso possibile.

È una cosa indecente, ed è un fatto inaccettabile che in un Paese civile le industrie penetrino nei luoghi sacri destinati alla didattica con i propri marchi, i propri prodotti, le proprie strategie di persuasione. Quando invece l’educazione alimentare – storica assente dai programmi scolastici italici – dovrebbe essere ben presente, formativa e super-partes.

“Un’occasione irripetibile per parlare ai ragazzi di sana alimentazione”: è questo che si legge nei comunicati circolanti in questi giorni, ma non solo: “per parlare di qualità dei prodotti lucani e di consumo consapevole”. Cos’è la qualità per questi signori? Cos’è la consapevolezza?

Poniamoci qualche domanda: vogliamo bene a questi bambini? Vogliamo che capiscano qual è un latte buono e salutare? Vogliamo che sappiano che le “mucche” in quanto ruminanti dovrebbero mangiare erba e fieno e non i mangimi che sono alle spalle del “buon” latte proposto loro da questi signori?

Quanto tempo ancora dovrà passare per poter vedere il necessario cambiamento in questo ambito? Cosa dovremo attenderci per estromettere finalmente le industrie, i loro interessi, il lucro e la persuasione occulta di minori, dai luoghi (che sarebbero) destinati all’insegnamento?

26 aprile 2021