Poco più di un anno fa, il 31 gennaio 2020, la storica azienda modenese Hombre, produttrice di Parmigiano Reggiano biologico, passava di mano: da una famiglia di imprenditori lattiero-caseari – i Panini di Modena – ad una di imprenditori del metallurgico: i Raguzzoni di Formigine. L’annuncio venne dato dalle aziende interessate, che si prodigarono nel rassicurare il mercato circa un’operazione che sarebbe avvenuta “nel segno della continuità e dell’innovazione”.
A poco più di un anno di distanza il senso di quelle parole appare chiaro: la nuova proprietà intenderebbe raddoppiare la produzione, passando da 650 a 1.300 bovine, adeguando le strutture produttive – stalle, fienili, caseificio, magazzini– ma senza poter disporre di un terreno sufficiente – a quanto pare – per nessuna delle necessità che una tale prospettiva richiederebbe: né per la produzione di foraggio, né per il pascolo che il regime di “bio” prevede, né per i terreni necessari agli spandimenti delle deiezioni.
A tale proposito, dopo che le interrogazioni in consiglio comunale sono salite a quattro – presentate sia dalla maggioranza che dall’opposizione – e hanno investito tutte le questioni possibili e immaginabili (impatto ambientale, benessere animale, diritti dei consumatori, etc.), la Lav di Modena ha avviato con successo una petizione sulla piattaforma web Change.org (25mila le firme raccolte ad oggi), intitolandola “No al maxi allevamento di bovini dell’azinda Hombre a Modena” e indirizzandola al primo cittadino Gianfranco Muzzarelli.
“L’azienda agricola Hombre”, esordisce così l’annuncio per la raccolta delle firme, “ha presentato un progetto di ampliamento esponenziale dell’allevamento di bovini da latte già presente sul territorio alle porte della città di Modena”.
“Il Piano di sviluppo aziendale, prosegue la Lav di Modena, “presenta i seguenti numeri:
- l’azienda è ampia 264 ettari e si sviluppa su una superficie di 71.000 metri quadrati
- l’ampliamento richiesto porterà Hombre a 167.000 metri quadrati con 43.000 metri quadrati in più
- il numero degli animali passerà dagli attuali 630 a 1350 bovini da latte, in pratica il doppio”
Numeri oggettivamente allarmanti, per un’azienda che dista appena 9 km dal centro cittadino e 4km dal primo nucleo abitato, nella periferia sud-occidentale della città.
“Riteniamo”, prosegue la Lav modenese, “che l’attuazione di un progetto di questa portata vada nella direzione esattamente contraria rispetto alla transizione ecologica che dovrebbe incentivare la riduzione degli allevamenti in favore di un’agricoltura sostenibile ad uso umano. In un territorio già pesantemente deturpato dalla presenza di un numero elevatissimo di allevamenti intensivi, la realizzazione di un progetto di ampliamento di queste dimensioni risulta essere insostenibile”.
“Gli allevamenti intensivi non sono sostenibili poiché comportano un enorme consumo di risorse naturali come suolo e acqua e contribuiscono in gran parte alle emissioni nocive per l’ambiente. Studi recenti hanno dimostrato che gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da polveri sottili”.
“Secondo lo studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, infatti”, incalza il testo della petizione, “riscaldamento e allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38% e del 15,1% del particolato PM 2,5 della penisola. In altre parole, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquinano più di automobili e moto (9%) e più dell’industria (11,1%)”.
“Inoltre”, termina l’appello dell’associazione animaalista modenese, “recenti studi hanno evidenziato la possibilità che il particolato funga da vettore di trasporto per il Covid-19, visto l’alto numero di contagi in Lombardia ed Emilia Romagna. Pertanto chiediamo alle istituzioni preposte di non autorizzare questo progetto: la salute pubblica e la tutela dell’ambiente devono essere prioritarie!”
17 maggio 2021
Per chi volesse saperne di più, il quotidiano modenese online La Pressa ha pubblicato un dettagliato e interessante documento, intitolato “Modena, ampliamento azienda Hombre: un coro di proteste”