Prenderà il via martedì 22 giugno prossimo una nuova attività didattica dedicata al mondo lattiero-caseario. A dispetto del nome – Scuola Internazionale dei Formaggi – si tratterà di un corso di pochi giorni che si presenta però ricco di spunti, alcuni dei quali interessanti.
Per lanciare l’iniziativa, il suo ideatore – Prof. Danilo Gasparini, docente di “Storia dell’agricoltura e dell’alimentazione” presso l’Università degli Studi di Padova – ha raccolto attorno a sé vari specialisti – alcuni professionisti affermati, artigiani e imprenditori – che si alterneranno nel ruolo di insegnanti, per trasferire agli iscritti le proprie conoscenze.
«Il progetto», racconta il docente universitario, «si fonda su una duplice riflessione: da un lato la consapevolezza che malghesi e pastori sono “i custodi della montagna” – perché tengono in vita i pascoli, arginano l’espansione dei boschi, favoriscono la reintroduzione di razze locali adatte ai pascoli e garantiscono la conservazione della biodiversità e dei paesaggi – dall’altro l’urgenza di scongiurare il rischio che la figura del “malghese” possa scomparire”, e questo perché ormai sia «sull’arco alpino che sugli Appennini è difficile trovare persone disposte a fare i pastori o i casari».
Allo stesso tempo si registra però una crescente e diffusa consapevolezza del valore socio-culturale dell’economia di alpeggio, esempio di una pratica che – se ben gestita – può essere rispettosa del benessere animale, dei ritmi delle stagioni e di metodologie di produzione ecosostenibili.
A fare da volàno ulteriore a questa situazione è giunta, oltre un anno fa, la pandemia da Covid-19, che – si dice – indurrebbe i più (in teoria) a riavvicinarsi alla natura (molti avranno bisogno di essere guidati a non danneggiarla, ndr), alla riscoperta del patrimonio naturalistico e all’interesse per la montagna. Ma anche alla spinta verso un cambiamento esistenziale (quantomeno dichiarato) che qualcuno dice sia orientato a recuperare ritmi più sostenibili ovvero – in taluni casi – conciliabili con il lavoro da remoto. Ma sempre e comunque con la natura.
“Alte Imprese – Scuola Internazionale del Formaggio di Montagna”, spiegano i fautori del progetto, “si propone di conciliare questi due trend, aiutando chi vuole cambiare vita a sviluppare un approccio imprenditoriale alla gestione dell’alpeggio, tutelando la montagna e restituendo un riconoscimento sociale alla professione del malgaro e del pastore”.
«Già lo scorso anno», riprende nella sua spiegazione il Prof. Gasparini, «avevamo provato ad avviare questo progetto, ma poi tutto si interruppe con l’arrivo della seconda ondata della pandemia». Nonostante ciò, spiega il docente universitario, «siamo riusciti a mettere assieme un team di professionisti per le docenze e le testimonianze, una rete interessante di partner per dare un respiro ampio al progetto e a definire il programma didattico della prima masterclass, che partirà il 22 giugno prossimo».
La prima masterclass – le cui iscrizioni si chiuderanno l’11 giugno – sarà a numero chiuso (16 i posti disponibili), verrà articolata su 40 ore di formazione, suddivise in 14 appuntamenti serali online – due appuntamenti a settimana, dalle 20 alle 22 – e si concluderà in presenza a Segusino, nel trevigiano, da giovedì 9 a domenica 12 settembre presso il locale Ostello Sant-Jory a Miles e sugli alpeggi di Malga Molvine Binot e di Malga Mariech.
“Non si tratta di un corso dedicato unicamente ai casari”, spiegano gli organizzatori, “ma di una proposta formativa che vuole ispirare una visione innovativa dell’alpeggio, con l’obiettivo di promuovere l’imprenditorialità e la gestione della malga in chiave moderna e multifunzionale, coniugando diverse competenze: la conoscenza del pascolo e degli animali, la lavorazione del latte ma anche il quadro normativo, alcune competenze di management e di comunicazione, per raccontare il territorio e i prodotti, il tema dell’accoglienza e la capacità di fare rete, includendo le diverse figure di questa filiera, senza trascurare ciò che succede al di fuori dei confini nazionali”.
Della seconda edizione poi si conoscono già diversi dettagli: verrà programmata nel 2022, coinvolgerà – si dice – anche l’Appennino e la gestione delle greggi. Anche se l’azienda ufficialmente intressata dal progetto – per quanto sia stimablissima – non opera né sull’Appennino (è nella Val di Chiana senese) né è conosciuta per essere particolarmente versata alla produzione a latte crudo. Ma su questo staremo a vedere: chissà che strada facendo qualche dettaglio non venga modificato.
24 maggio 2021