Poca gente sa cosa sia il cybersquatting, ma – bene o male – è capitato a tutti noi di averci avuto a che fare. Quante volte, navigando in internet, siete incappati in qualcosa di similare, di assonante a ciò che stavate cercando? Qualcosa che vi ha fatto pensare di essere entrati nel sito web di vostro interesse, per poi scoprire (nel migliore dei casi) che si trattava di un altro soggetto, maledettamente simile, che non era ciò che stavate cercando.
Questo è il fenomeno del cybersquatting, ed è una pratica illegale, definita come “l’acquisizione della titolarità di nomi a dominio corrispondenti a nomi generici, a marchi altrui o a nomi di persona, al fine di rivenderli o di trarne comunque profitto” (maggiori informazioni cliccando qui).
Il web pullula di queste presenze equivoche, e non sempre chi ha titolarità di una denominazione registrata riesce a far valere i propri diritti. A volte si dà poco peso a questioni del genere, altre volte ci si rivolge ad avvocati non esperti nel diritto informatico e quelle presenze restano lì, forse a far danno, forse no: difficile da sapere e “misurare”.
Chi è riuscito, di recente, a far valere le proprie ragioni in questo àmbito è stato il Consorzio di Tutela del Gorgonzola Dop, che si è rivolto all’Arbitration and Mediation Center della Wipo (World Intellectual Property Organization, vale a dire Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale) per recuperare il dominio “gorgonzola.blue”, registrato da terzi.
Alla base del reclamo, il consorzio ha sottolineato che sin dal 1970, esso svolge “un’attività di controllo per il pieno rispetto e l’applicazione delle norme vigenti in Italia ed all’estero dove la denominazione di origine “Gorgonzola” è protetta”, ma non solo. Nell’azione di recupero è stato sottolineato che il formaggio Gorgonzola gode del riconoscimento dall’Unione Europea ed è inserito nella lista dei prodotti a denominazione di origine protetta dal 1996.
Un ulteriore elemento di contestazione addotto dall’ente consortile ha riguardato il fine ultimo palesato dall’assegnatario del suddetto dominio attraverso evidenti attività lucrative di “pay per click”.
La vicenda, conclusasi con il recupero del dominio di cui sopra è stata descritta nel dettaglio in un interessante articolo dell’avvocato Giuliano De Luca pubblicato lunedì scorso 14 giugno sul sito web Alta Lex.
Per chi sia interessato ad approfondire il fenomeno del cybersquatting potrà trovare interessanti spunti, a partire da qui, sul sito web della Wipo.
21 giugno 2021