Si è tenuta in videoconferenza, giovedì 30 settembre scorso, la riunione del tavolo della filiera lattiero-casearia, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli. Due i temi prioritari all’ordine del giorno: il prezzo del latte alla stalla e la situazione del mercato lattiero-caseario in Italia.
Nel corso della riunione, a cui hanno partecipato alcune organizzazioni agricole, cooperative, rappresentanti dell’industria e della Gdo, sono state affrontate diverse problematiche afferenti al settore.
Il Ministro Patuanelli ha ribadito, da un lato, «la necessità di un accordo di filiera per garantire un adeguato prezzo ai produttori» e, dall’altro, ha »accolto le richieste pervenute riguardo la necessità di istituzionalizzare il tavolo lattiero-caseario come appuntamento strategico per portare avanti un confronto costante e mettere a punto un piano sul futuro del settore».
Il ministro ha inoltre auspicato che «nelle prossime ore si possa già procedere con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa della filiera».
Si va quindi verso la creazione di un organismo interprofessionale che riunisca tutti i soggetti della filiera del latte – dagli allevatori ai commercianti – con l’obiettivo presunto di valutare e considerare l’andamento dei costi delle materie prime e più in generale dei costi di produzione, e in ragione di essi affrontare le eventuali criticità. A detta del ministro l’accordo di filiera dovrà finalmente garantire ai produttori una remunerazione adeguata.
«La violenta stangata», ha esordito il presidente Assolatte Paolo Zanetti, «ha coinvolto tutti i fattori produttivi. Coscienti del fatto che per molti mesi tante famiglie hanno vissuto momenti difficili, ci siamo fatti carico di tutti gli aumenti, ma ora la situazione è divenuta insostenibile. Urgono quindi degli interventi strutturali per evitare il collasso del sistema-latte nazionale».
Dal canto suo, il deputato Luciano Cillis del M5S, membro della XIII Commissione Agricoltura ha sottolineato come «per fronteggiare le problematiche legate all’erosione di redditività lungo la filiera del latte vaccino sono necessari programmazione e investimenti». «Per questo», ha proseguito Cilli, «invito il ministro Patuanelli ad avviare “Caseificio Italia” (uno strumento di trasparenza presentato dal M5S all’inizio di agosto, ndr) nel più breve tempo possibile».
Commenti inadeguati da rappresentanti inadeguati
Molti commenti, giunti dalle organizzazioni del settore a seguito della riunione, lasciano intendere ancora una volta l’inadeguatezza di chi è anni luce lontano dal mercato e dagli allevatori, ma nonostante ciò pretende di ergersi a difesa della categoria.
Definire il latte italiano “un prodotto di altissima qualità” (Giovanni Guarneri, coordinatore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative) lascia di stucco chiunque guardi con competenza un settore – quello del latte in Italia – che non ha fatto nulla per adeguarsi ad un mercato e ad un ecosistema che richiedono e meritano un cambio di passo sostanziale (latte biologico e biodinamico, latte fieno, latte A2).
Avvedersi poi dell’insistenza con cui alcuni soggetti continuino a lamentarsi della “penalizzazione mediatica dei prodotti lattiero caseari” e di quella “degli allevamenti zootecnici specializzati” (Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura) e a richiedere l’ennesima “campagna pubblica di sensibilizzazione sul consumo di latte” (Ettore Prandini, presidente Coldiretti, che – parlando parlando – si spinge ad enunciare improbabili “prati per il foraggio” dimenticandosi di mais e soia d’importazione che il settore avidamente consuma) lascia ben capire che l’intenzione di rinnovamento sia di là da venire.
Ultima ma non meno rilevante, è la posizione di chi intenderebbe condizionare “le sfide di tutela ambientale e climatica e di benessere animale” al “miglioramento duraturo della situazione economica degli allevamenti” e a “una più equa redditività delle produzioni lattiero-casearie gli allevatori” (Franco Verrascina presidente della Copagri). Come se esse non dipendessero dal cambiamento climatico, che è figlio anche di una zootecnia intensiva altamente impattante.
La domanda è una sola e abbraccia tutti questi personaggi: in mano a gente così, il settore può avere un futuro? Secondo noi no. Con questi personaggi e queste “idee” no davvero.
La posizione di LiberiAgricoltori
Quale futuro aspettarsi quindi se i sedicenti rappresentati del mondo agricolo hanno idee così inadeguate, vecchie e piccine, e se la politica si dichiara orientata al cambiamento ma non coinvolge le rappresentanze di base? Poco, molto poco: è evidente.
Per capirlo bene abbiamo interpellato Furio Venarucci, vicepresidente di Anpa-LiberiAgricoltori (Associazione Nazionale Produttori Agricoli), confederazione agricola – a cui aderiscono decine di associazioni e comitati autonomi – che è punto di riferimento certo per centinaia di gruppi e movimenti locali, e a cui fanno capo 50mila aziende agricole d’ogni parte d’Italia.
Venarucci ci è apparso sorpreso, ma forse non più di tanto, per l’esclusione della sua sigla dal tavolo ministeriale: «La prima filiera presso il ministero a cui venne ammessa Anpa-LiberiAgricoltori fu nel 2007, e fu proprio quella lattiero-casearia. A partire dal 2011 un decreto ha ammesso in modo stabile Anpa-LiberiAgricoltori in tutte le filiere ministeriali. Eppure, stavolta non siamo stati invitati al tavolo, forse perché abbiamo l’abitudine di dire e scrivere ciò che pensiamo».
«Per quanto ne sappiamo», aggiunge Venarucci, «il tavolo ha proposto i soliti “pannicelli caldi”: il ministro ha parlato della necessità di un accordo di filiera per garantire un adeguato prezzo alla stalla. Il prezzo si garantisce quando è al disopra dei costi di produzione e l’esperienza ci insegna che la partecipazione degli agricoltori ad una filiera il più delle volte li trasforma in mezzadri sottopagati».
«Ci sembra assolutamente incomprensibile», incalza il presidente di Anpa-Liberi Agricoltori, «come si stia sprofondando nel medioevo agricolo senza che nessuno si preoccupi di una situazione che è ormai vicina al punto del non ritorno». «Speriamo infine», conclude Venarucci, «che nella discussione siano entrate le cartelle inviate da Agea nei giorni scorsi agli allevatori per annate già escluse dal pagamento per sentenze passate in giudicato».
4 ottobre 2021