L’escherichia coli rese cieco un bambino: alla sbarra i responsabili del caseificio

formaggi in stagionatura
Formaggi in stagionatura presso il Caseificio di Coredo – foto di Faro Veneri© da Facebook (nel riquadro escherichia coli – foto Pixabay©)

«Produrre formaggi a latte crudo è un’ambizione di molti. Ma non tutte le aziende possono permettersi il “lusso” di lavorare il latte senza pastorizzarlo o quantomeno termizzarlo». A confidarcelo, anni fa, fu un affermato tecnologo caseario, consulente aziendale, che aggiunse: «Molto spesso i clienti me lo chiedono; io mostro loro le analisi del latte e gli dico: “In questo momento non puoi, ma se lavoriamo bene sull’igiene – del latte, dei tuoi animali e della stalla – in futuro potremo provarci”».

È un concetto, questo dell’igiene del latte, da non perdere mai di vista. È molto concreto e sempre attuale: i rischi in cui il caseificio può incorrere sono gravi ed elevati e davvero non meritano di essere corsi. A ricordarcelo, se mai servisse, è l’attualità di questi giorni, che ci conduce al cospetto di un bambino che a quattro anni di età ha perduto la vista ed è stato colpito da tetraplegia, proprio a causa di un formaggio a latte crudo, contaminato da un raro ceppo di escherichia coli.

“Un formaggio a latte crudo che, per l’appunto”, stando alle perizie della parte lesa, “gli avrebbe provocato una gravissima forma di sindrome emolitica uremica”. I fatti si riferiscono al giugno del 2017, ma la Giustizia in Italia – come si sa – è purtroppo assai lenta. A riferire della vicenda è stata in questi giorni quasi unicamente la stampa trentina, purtroppo (a cui si aggiunge il quotidiano Il Tempo di Roma), dando conto della ripresa del processo contro i responsabili del Caseificio Sociale di Coredo, in provincia di Trento.

Gianluca Fornasari, casaro
Gianluca Fornasari, all’epoca dei fatti casaro del Caseificio Sociale di Coredo

Lunedì e martedì scorsi, 27 e 28 settembre, infatti, presso il Tribunale Penale di Trento, si sono tenute le udienze dei procedimenti penali che vedono imputati Gianluca Fornasari e Lorenzo Biasi, che all’epoca dei fatti erano rispettivamente il casaro e il presidente del caseificio.

La svolta processuale si è ebbe all’inizio di giugno, grazie alla testimonianza di un operaio, dipendente dell’azienda, che raccontò come non fosse raro che in occasione della raccolta quotidiana del latte presso gli allevatori soci il tubo dell’autocisterna venisse a contatto con la terra ed il letame. Il medesimo tubo poi, durante lo scarico in caseificio, veniva a contatto con il latte, nel tank di refrigerazione.

Il testimone oculare dichiarò di aver segnalato la criticità ai responsabili della latteria, che tagliarono corto dicendo che una tale evenienza era già occorsa senza che se ne registrassero conseguenze negative.

Come parte offesa presente al processo, Giovanni Battista Maestri, padre del bambino, difeso dall’avvocato Paolo Chiariello. “Nell’udienza di lunedì 27 settembre”, riferisce il sito web Trentino Libero,  “c’è stata l’escussione dei testi della parte civile davanti al giudice Tamburrino. Sono emersi diversi elementi che forniscono un riscontro concreto dei capi d’accusa.”

“Ricordiamo che Biasi”, prosegue il sito web diretto da Claudio Taverna, “secondo la ricostruzione degli inquirenti – nella sua qualità di presidente del caseificio – avrebbe prodotto e immesso nel circuito commerciale prodotti caseari con cariche microbiche superiori ai limiti di legge (Stec ed escherichia coli) non prestando la dovuta attenzione alla necessità di richiedere a Trentingrana Concast ispezioni sul campo per la verifica delle condizioni igieniche delle aziende dei conferitori, alla necessità di sottoporre ad analisi il formaggio “Due Laghi crudo” prodotto con latte crudo, per la ricerca di escherichia coli prima della sua commercializzazione e di verificare il rispetto del periodo di stagionatura minima di 60 giorni per l’abbattimento della carica batterica”.

Al Fornasari, invece, sono state contestate l’omissione di due richieste: quella relativa alle analisi dell’escherichia coli e quella inerente l’accertamento delle condizioni igienico-sanitarie delle stalle dei conferitori.

“Nell’udienza tenutasi martedì 28 settembre”, aggiunge Trentino Libero, “dove sono indagati ancora Lorenzo Biasi di Sfruz e Gianluca Fornasari di Coredo per i reati di commercio di sostanze alimentari nocive, delitti colposi contro la salute pubblica, lesioni personali colpose puniti dagli artt. 444 – 452 e 590/2 C.P., il giudice per le indagini preliminari Claudia Miori ha deciso – sulla base delle indagini della difesa e delle memorie dell’avvocato Paolo Chiariello, unitamente alle perizie dei consulenti della parte offesa (la professoressa Silvia Bonardi, docente di Ispezione degli Alimenti di origine animale presso il Dipartimento di Scienze Medico – Veterinarie e direttrice della Scuola di Specializzazione in Ispezione degli Alimenti di origine animale dell’Università di Parma, il prof. Lapo Mughini Gras, epidemiologo senior presso il Centro per il Controllo delle Malattie Infettive dell’Istituto Nazionale per la Sanità Pubblica e l’Ambiente dei Paesi Bassi (RIVM) e professore associato di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare presso l’Institute for Risk Assessement Sciences (IRAS) dell’Università di Utrecht, Paesi Bassi, il dott. Alberto Edefonti già Direttore, UOC Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale Pediatrico Fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore del Policlinico di Milano) ed in base alla richiesta del Pubblico Ministero Maria Colpani, di non procedere con l’archiviazione”.

Il processo riprenderà il 1° dicembre prossimo, con l’audizione di ulteriori testi individuati dai giudici.

4 ottobre 2021