Cortina, pascolo sepolto sotto la ghiaia: perché il Comune ha autorizzato lo scempio?

Pascolo ricoperto di ghiaia
Una delle foto pubblicate dall’Associazione Comitato Civico Cortina© sul proprio sito web – foto Associazione Comitato Civico Cortina©

Per chi non lo sapesse, le regole – come le vicinìe, le partecipanze e le consorterie – sono forme di proprietà collettiva diffuse in vari territori europei, in genere boschivi e adibiti a pascolo. Le Regole ampezzane rappresentano un istituto di proprietà collettiva di pascoli e foreste – di abete rosso, larice, abete bianco e cirmolo – che si estende per 16mila ettari nel territorio del Comune di Cortina d’Ampezzo, in provincia di Belluno.

Residuo di convenzioni secolari, che risalgono ad epoche in cui la proprietà dei terreni era per lo più comune, le Regole di Ampezzo determinano tutt’oggi la proprietà degli abitanti originari, da cui sono esclusi coloro i quali si siano trasferiti successivamente nel Comune. Tra i possedimenti storici di questo istituto giuridico va ricordata la stalla delle Regole di Ampezzo, sita nella zona di Ronche, in località Socol, oggetto in questi giorni di una vicenda che ha del paradosso e che verosimilmente porterà degli strascichi di cui sentiremo ancora parlare.

La vicenda la si apprende dal sito web dell’Associazione Comitato Civico Cortina, che a sua volta venerdì scorso 15 ottobre ha rilanciato il contenuto della lettera aperta di un regolista  – Sisto Menardi Diornista – e della risposta che la Presidenza delle Regole dà a quello, sul numero di settembre del Notiziario “Ciasa de ras Regoles”.

Lo scambio epistolare, tradotto dal ladino, riguarda l’assemblea del 5 settembre scorso e in particolare il fatto che non vi siano apparenti motivi per cui le Regole non abbiano acquistato un terreno in vendita nei pressi della stalla, come sarebbe stato bene che fosse. L’acquisto, a rigor di logica, avrebbe consentito alle Regole di aggiungere circa cinque ettari di pascolo al proprio patrimonio agricolo, ideale per garantire alla gestione dell’attività zootecnica del buon foraggio per almeno sei vacche da latte ogni anno.

Dalla risposta della Presidenza è emerso il fatto clamoroso che già sta rimbalzando sui giornali del territorio, e su cui chiunque sia sensibile ai valori ambientali rivendicherà il diritto di avere chiarimenti: i cinque ettari di pascolo sono definitivamente perduti per una vicenda assai poco chiara, al momento.

“In assemblea il presidente ”, questa la risposta giunta al regolista dalle pagine di “Ciasa de ras Regoles”, “ha volutamente sorvolato sulla questione, per non incendiare gli animi. In realtà, prima di procedere nella scelta di destinare l’area a deposito (questo l’uso a cui sarebbe attualmente destinata la superficie, ndr), i proprietari dei terreni in questione erano venuti nei nostri uffici per venderci i 51.000 metri dei prati fuori ai Ronche, chiedendoci 600mila euro per l’intero lotto”.

“Le Regole”, prosegue la presidenza, “sarebbero state interessate all’acquisto di quei prati, ma ad un prezzo più basso. Così, i proprietari hanno pensato bene di farsi autorizzare un progetto che ora consente loro di scaricare sopra tutti quei prati due metri di ghiaia, progetto che hanno poi fatto attuare alla ditta E.Ma.Pri.Ce. e che, in sostanza, finirà per distruggere il pascolo per chissà quanti anni: i prati dei Ronche erano così belli e fecondi perché il terreno è fatto di strati di terra rosa del “raibl” (un tipo di roccia, ndr). Adesso sarà molto difficile che sopra i due metri di ghiaia possa un domani crescere un buon pascolo utilizzabile dal bestiame della stalla. Sulla situazione che si è venuta a creare le Regole non hanno potuto fare nulla: allo stato attuale possono solo stare a vedere che “bel” lavoro è stato autorizzato e fatto”.

Lo scempio è evidente e documentato dalla foto di apertura di questo articolo, che abbiamo riprodotto dal sito web dell’Associazione Comitato Civico Cortina, al fine di portare questa denuncia oltre i confini locali. La domanda che ci poniamo è se – possedendo un bene ecologicamente così rilevante come un pascolo alpino con una biodiversità vegetale e animale rilevantissima – lo si possa cancellare per qualsivoglia fine utilitaristico, dopo peraltro aver tentato una vendita ad una cifra esorbitante a chi verosimilmente ne avrebbe fatto il miglior uso possibile, in continuità con la tradizione produttiva della zona, nel rispetto della miglior produzione agroecologica.

“Il punto di domanda”, si chiede il sito web dell’Associazione Comitato Civico Cortina, “è come sia possibile – in un ambiente tutelato come quello ampezzano – che l’Amministrazione comunale, gli Uffici, gli Enti di controllo possano autorizzazione un simile intervento (permesso a costruire/D.I.A. 13/2018) su un pascolo storicamente usato a inizio e fine stagione dell’alpeggio”.

“Aggiungiamo che”, prosegue l’associazione, “l’area interessata di 55.292 metri (terreno più strada di attraversamento) è attraversata in centro da un strada sterrata di proprietà regoliera; ebbene, la strada non sarà ovviamente ricoperta per cui, alla fine del lavoro, avremo un piano solcato con una sorta di trincea. Gli esperti dicono che la consistenza del terreno a pascolo non sarà recuperata per decenni”.

18 ottobre 2021