Escavatori nel pascolo in Val di Fiemme: la Pat replica al pentastellato Degasperi

Pascolo con escavatore
foto Pixabay©

Dopo il singolare caso del pascolo ricoperto da metri di ghiaia a Cortina d’Ampezzo, da noi riferito due settimane fa, le Alpi nord-orientali tornano a registrare un dubbio intervento di un’amministrazione pubblica, operato – stavolta dalla Provincia Autonoma di Trento – su di un prato già destinato al pascolamento di mandrie bovine.

La vicenda è ambientata nel territorio della Val di Fiemme, Comune di Panchià, sotto il monte Cornón noto ai più per le incisioni rupestri che custodisce. A riferirne è il quotidiano locale Il Dolomiti, sempre sensibile ai temi ambientali, alla conservazione del territorio, ai valori della cultura di montagna.

Ancora una volta, mezzi per la movimentazione terra (degli escavatori di una ditta di costruzioni) sono entrati in un pascolo e hanno messo all’opera le loro pale, rompendo il cotico erboso, togliendo pietre (a quanto pare), rivoltando e livellando il terreno. La vicenda, riferita domenica 24 ottobre da un articolo intitolato “Gli escavatori in azione sul pascolo” riferisce la versione dell’amministrazione trentina  (Pat, Provincia Autonoma di Trento) ad un atto d’accusa lanciato tempo prima da Filippo Degasperi, consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle, ed esponente dell’associazione Onda Civica.

In sostanza, un intervento tecnico ufficialmente compiuto per bonificare un pascolo – in prossimità della baita cosiddetta “dei sette nani” – dai massi affioranti che, una volta concluso, renderà il pascolo stesso meno accidentato e finalmente falciabile.

Una versione questa che pare non convincere affatto Degasperi, il quale manifesta dubbi sul fatto che un ex pista da sci possa essere caratterizzata da sassi affioranti. A questo l’esponente del M5S aggiunge di non capire “come mai le verifiche sul terreno non siano state effettuate in via preventiva”, e – riferendosi ad un ulteriore dubbio su cui la Pat ha escluso rilevanze, quello dei rischi idrogeologici (dopo copiose piogge il terreno in questione sarebbe risultato ricoperto di limo), ha concluso commentando che per tali verifiche i tecnici provinciali “non hanno visto cosa succede quando piove”, e che “uscire quando c’è il sole non serve” evidentemente a nulla.

La nostra Redazione auspica che sulla vicenda venga fatta presto chiarezza, visto che la disputa dialettica è stata originata durante la scorsa primavera (ne parlò anchee allora Il Dolomiti) e che – quali che siano i chiarimenti sulla questione in oggetto – una cosa è certa: il patrimonio di un pascolo alpino polifita su cui sono intervenuti degli escavatori impiegherà decenni per recuperare la sua natura originaria di prato stabile.

2 novembre 2021