Amvi contesta la pubblicità del Parmigiano e ottiene rettifica. Ecco spiegato lo “scivolone”

Veterinario e vacca, in stalla
Non basta avere il toro in azienda per poter dire di non aver bisogno del veterinario. Qui uno di essi impegnato in un primo esame visivo per un problema neurologico di una vacca – foto di Tom Heaselgrave© / Flickr – Creative Commons License

“Comprendiamo il messaggio di salute e benessere animale che il Consorzio del Parmigiano Reggiano vuole dare ai consumatori e lo sottoscriviamo. Ma come Medici Veterinari non accettiamo uno slogan che dica che si può fare a meno di noi, semplicemente perché non è vero”. Esordiva così, lunedì scorso 22 novembre, il presidente dell’Anmvi (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani), Marco Melosi, commentando sul sito della propria associazione un’attività promozionale realizzata sul web dal Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano.

L’iniziativa pubblicistica, operata attraverso il sito Il Gusto, prodotto dalla Gedi Visual (emanazione di Gedi Gruppo Editoriale, che edita La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e altre importanti testate locali e nazionali, radiotelevisive, digitali e cartacee) per conto del suddetto consorzio, contiene un video che maldestramente era stato titolato proprio così: “Nelle nostre stalle non serve il veterinario”. Affermazione forte oltre che falsa. che non poteva non innescare un altrettanto energica reazione degli interessati.

La genesi del clamoroso errore
Chi valuti attentamente il video (qui è visualizzabile sul sito web del quotidiano La Repubblica, pubblicato il 10 novembre scorso) capirà bene dove sia nato l’errore marchiano dei creativi a cui Gedi ha affidato la produzione (Cristina Insalaco e Adriana Marmiroli: testi, Tecla Biancolatte: video, Simone Trentini: riprese, Alessandro D’Elia: montaggio): parlando delle proprie vacche (da 03:27 a 03:32), l’allevatrice intervistata – Franca Carburi Folezzani dell’azienda agricola La Villa di Urzano, nel parmense – spiega che “noi non abbiamo mai usato la fecondazione artificiale, il veterinario”, sottintendendo che la presenza del toro in azienda ha vari aspetti positivi e non implica il coinvolgimento del professionista (che invece pratica la fecondazione artificiale).

È proprio da questo passaggio che i produttori del video hanno evidentemente tratto spunto (il creativo tende ad usare concetti “forti”, che attraggano gli “spettatori”, e spesso li enfatizza) per titolare il video, come appare nell’immagine qui di seguito. “Uno slogan di tutta evidenza fallace” commenta il sito web dell’Amvi, che “ricorda – a mero titolo di esempio – che dal 21 aprile di quest’anno i regolamenti europei dei sanità animale prevedono l’obbligo di visite veterinarie in allevamento”.

L’articolo con cui l’Amvi, dal proprio sito web, ha ufficializzato la richiesta di modifica della pubblicità. Nell’immagine appare il titolo “incriminato”

La richiesta incalzante dell’Amvi: un atto dovuto
«Come primi attori, per legge e competenza della sanità animale e della sicurezza alimentare», incalza Melosi, «chiediamo che la frase venga rimossa o sostituita con un messaggio più aderente al ruolo veterinario nella produzione primaria della filiera lattiero-casearia».

Detto fatto, nel giro di poche ore il consorzio si attiva e coinvolge l’editore che corre subito ai ripari: il nuovo titolo – “Abbiamo sempre contato sulla qualità dei nostri foraggi” – non incuriosisce certo come il precedente ma di sicuro non lede gli interessi di nessuno, risolvendo la contestazione. La tensione si scioglie, tant’è vero che il giorno seguente, di buon’ora, il sito web dell’associazione torna sulla vicenda titolando trionfalmente “Parmigiano Reggiano, rimosso lo slogan contestato da Anmvi”.

Dalle parole di Melosi traspare evidente il compiacimento, riferendosi al risultato ottenuto: la nostra «richiesta è stata subito accettata. Nel giro di pochissimo tempo, lo slogan scorretto è scomparso dal sito». “Una precisazione dovuta, considerando che”, si legge nel nuovo comunicato stampa dell’Anmvi, “l’applicazione di norme cogenti sui trattamenti veterinari e sul benessere animale dipende dai Medici Veterinari”.

“Nessun prodotto di origine animale”, conclude l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, “può chiamarsi fuori dall’impostazione che l’Unione Europea e il nostro Paese hanno dato alla sanità animale”.

29 novembre 2021