Report e i similari: a uscirne senza ombre è il futuro del Parmigiano

Statuto del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano (dettaglio)
Immagine tratta dalla trasmissione Report (RAI Tre) del 3 gennaio scorso

Quella appena trascorsa è stata una settimana molto travagliata per il mondo del Parmigiano Reggiano, e in primo luogo per il presidente del consorzio di tutela Nicola Bertinelli. Ma di certo non è stata leggera neanche per i componenti del Consiglio di Amministrazione dell’ente. Una settimana che ha portato sì al ritiro dell’autosospensione dalla carica presidenziale del medesimo Bertinelli (di cui molti giornali riferiscono, come fosse l’esito finale di una disputa, ndr) ma anche alla determinazione che nessun formaggio vagamente simile al Parmigiano Reggiano, appena superiore ai sei mesi, potrà mai essere prodotto dai caseifici associati (lo stabilisce lo statuto con gli articoli 27 e 37, che verosimilmente verranno presto resi più stringenti, ndr).

Etichetta “Formaggio di filiera” Bertinelli
Immagine tratta da Report del 3 gennaio scorso

I meriti di Report
Alla trasmissione Report (puntata del 3 gennaio scorso) va il merito di aver fatto emergere – avvicinando i commessi del punto vendita dell’Azienda Agricola Bertinelli “Progetto Latte”, all’interno del centro commerciale Centro Torri di Parma – l’evidenza di un personale di vendita che spiega sì che nel formaggio “Il Senza” (denominato ed etichettato come “Formaggio di filiera”: qui, nell’ìmmagine tratta da Report) viene usato caglio vegetale anziché animale, ma che alla domanda relativa al gusto del prodotto – “Quindi non è così differente dal Parmigiano?” – risponde “No, non c’è differenza” (vedi immagini tratte da Report del 3 gennaio, qui sotto).

A domanda (sopra) la commessa risponde (sotto): “No, non c’è differenza” – Immagini tratte da Report del 3 gennaio scorso

E, si badi bene: “Il Senza” è un formaggio a cui, all’atto della presentazione, nel novembre del 2014, venne attribuita una stagionatura di 60-90 giorni, poi estesa almeno a 23 mesi nelle forme immesse sul mercato (vedi altra immagine tratta da Report, più in basso).

“Il Senza” o “Formaggio di filiera”, un prodotto “stagionato 23 mesi”, non 60-90 giorni, come annunciato nel 2014 – Immagine tratta da Report del 3 gennaio scorso

Ora la svolta, contro tutti i simil-Parmigiano
Una questione, quella del similare di “casa Bertinelli” che ha avuto il merito di portare il consorzio ad intervenire su un più ampio fenomeno di similari prodotti da alcuni caseifici associati.

In sostanza, come efficacemente documentato dal quotidiano Reggio Online e da TG Reggio mercoledì scorso, 19 gennaio, il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano ha visto emergere la posizione intransigente delle componenti modenese e mantovana, che hanno richiesto e ottenuto, grazie alla preziosa mediazione della componente reggiana, la discussione di alcune norme del proprio Statuto già definite vent’anni fa con l’obiettivo di salvaguardare la produzione del Parmigiano Reggiano.

Il consorzio precisa
A tale proposito, comunica il consorzio, “Nelle ultime settimane si è dibattuto sulla necessità di un’interpretazione chiara dello Statuto” e “in particolare degli articoli 27 e 37 che riguardano la produzione di formaggi appartenenti alla stessa tipologia merceologica del Parmigiano Reggiano Dop e con questo comparabili e concorrenti da parte degli amministratori del Consorzio”.

“Tali articoli”, prosegue il comunicato, “frutto di una visione lungimirante e unica nel panorama dei consorzi di tutela, sono nati a inizio anni ‘2000 con l’obiettivo di salvaguardare la produzione del Parmigiano Reggiano DOP, impedendo l’ingresso nell’organo di governo del Consorzio di soggetti in palese conflitto di interessi con la Dop. Dopo 20 anni, la situazione di mercato e di produzione nei caseifici è cambiata radicalmente, pertanto il Consiglio di Amministrazione ha deciso di intervenire per definire un’interpretazione delle norme chiara capace di specificarne in modo rigoroso il perimetro di applicazione”.

In sostanza, spiega il consorzio, “Ai sensi degli art. 27 e 37 dello Statuto, il Consiglio ritiene di considerare i formaggi con stagionatura superiore a 6 mesi comparabili e quindi concorrenti al Parmigiano Reggiano. E pertanto è fatto divieto produrre altri formaggi che superino la stagionatura di 6 mesi, pena la decadenza da consigliere”.

“Cogliendo la sensibilità della base”, conclude il comunicato, “il Consiglio definirà interventi nello statuto e/o disciplinare per applicare quanto prima tale principio a tutti i produttori. E a questo fine, già nel mese di febbraio verranno attivate riunioni, incontri e Assemblee di zona per discuterne con tutti i soci. I consiglieri hanno deciso di sottoporsi da subito al rispetto di questo principio”.

Verso la modifica degli articoli 27 e 37 dello statuto
Quella in atto all’interno del consorzio, è evidente, è una fase di trasformazione che attraverso ulteriori confronti e verifiche, porterà alla revisione dei suddetti articoli. «Al comitato esecutivo», spiega Giorgio Catellani, presidente della sezione di Reggio Emilia del consorzio nell’intervista a TG Reggio, «gli amministratori dovranno fare una relazione delle cose che fanno (si riferisce ai formaggi prodotti, ndr). Anche per loro varrà la stessa regola che vale per Bertinelli e quindi dovranno smettere di fare quel formaggio a marca e avranno sei mesi per smaltirlo».

In sostanza quindi lo statuto del consorzio vieta agli amministratori, ma non ai semplici caseifici associati, di produrre formaggi simili al Parmigiano Reggiano. Molti di essi – sembrerebbe – aggirerebbero i tetti produttivi fissati dal consorzio, producendo “similari” con il latte in eccesso. Similari che vengono immessi sul mercato a prezzi più bassi del Parmigiano Reggiano, arrecando all’economia di questo dei danni incommensurabili.

Sarà solo questione di tempo per giungere alla sua soluzione: per Catellani si è solo all’inizio di un percorso «Che dovrà portare il consorzio a parlare con i produttori per arrivare sia nel disciplinare che nello statuto a prevedere fino al divieto di fare altri tipi di formaggio per chi produce Parmigiano Reggiano».

E i simil-Grana? Quelli restano
Concludendo, se riavvolgiamo il nastro dell’intero servizio di Report, sin dalle sue premesse non possiamo non pensare anche ai similari del Grana Padano e alla gestione che di quelli quel consorzio fa. La conclusione è che, ancora una volta, balzano all’occhio profonde differenze tra il “sistema Parmigiano” e il “sistema Grana”: il primo affronta la situazione, lo fa con la massima trasparenza e avvia un iter che porterà alla soluzione del problema. Il secondo invece i similari li lascia produrre ai caseifici associati (anche con latte estero!) e, non avendo alcuno strumento per risolvere il problema (lo afferma il suo stesso direttore Stefano Berni, ndr), non fa nulla contro di loro.

24 gennaio 2022