La Sardegna è al lavoro per sviluppare la filiera dell’agnellone pesante

Bistecche di agnellone
foto Cic Carni©

La pastorizia sarda non riesce ad uscire dall’annosa crisi in cui versa: il prezzo del latte è ancora inadeguato, la penuria di manodopera attanaglia le aziende, e gli operatori hanno un’età media che continua a crescere (nel 30% dei casi supera i 70 anni, ndr). In questo contesto appare apprezzabile l’intento del Consorzio di Tutela dell’Agnello di Sardegna Igp che, in collaborazione con il Distretto Rurale della Barbagia e con il supporto tecnico di Agris Sardegna (l’agenzia per la ricerca in agricoltura della Regione), ha deciso di implementare la filiera produttiva dell’agnellone pesante.

L’obiettivo è quello di conquistare un mercato in espansione – principalmente quello dei consumatori di religione musulmana – sperimentando la linea pecora-agnello, che ben si addice ai terreni marginali e abbandonati, di cui l’isola è ricca.

Il progetto, che avrà un respiro biennale, prevede la sperimentazione degli incroci tra pecora sarda e arieti di varie razze specializzate da carne, con gli obiettivi di aumentare la produzione di carne, aumentandone anche il prezzo, di ridurre la produzione di Agnello di Sardegna da latte Igp nella stagione in cui il prezzo subisce un netto calo (dopo le festività natalizie), e di implementare l’esportazione dell’agnello verso i mercati esteri.

La situazione attuale
Attualmente in Sardegna si allevano tre milioni di pecore. Si tratta in prevalenza di razze da latte, principalmente di razza Sarda e in misura marginale di altre razze introdotte negli ultimi anni. Negli oltre 14mila allevamenti il reddito è ottenuto fondamentalmente dalla produzione del latte e in misura minore dalla vendita al macello degli agnelli eccedenti le esigenze di rimonta e le pecore di fine carriera. In Sardegna si macellano ogni anno circa 150mila pecore a fine carriera e 1.150.000 agnelli, il 75% dei quali certificati come Agnello di Sardegna Igp.

Le opportunità di mercato
«Il mercato delle carni ovine», spiega il presidente del Contas, Battista Cualbu, «è in netta espansione sul mercato mondiale soprattutto, nei paesi di cultura musulmana. La valorizzazione di queste carni e dei loro sottoprodotti potrebbe rappresentare un’opportunità di diversificazione delle produzioni dell’allevamento ovino attraverso l’introduzione di modelli di allevamento dell’agnellone».

«I recenti studi di mercato», prosegue Cualbu, «mostrano come ci siano ampi spiragli per le carni ovine, soprattutto nei Paesi di cultura araba, i quali sono i principali consumatori mondiali di carne ovina. Alcuni analisti riferiscono che lo sviluppo futuro di una filiera delle carni ovine nazionali deve indirizzarsi proprio verso questi Paesi, i quali mostrano particolare attenzione alle caratteristiche qualitative del prodotto e alle sue certificazioni». «Tuttavia», precisa Cualbu, «questo mercato necessita di produzioni costanti durante l’anno con protocolli di produzione standardizzati e animali di maggior peso. Questa esigenza, richiamata più volte anche dall’industria di trasformazione, impone una parziale revisione dei sistemi di allevamento attualmente in uso in Sardegna. Questo progetto mira a rispondere a queste domande».

Le esigenze degli allevatori
«L’obiettivo», precisa il presidente del Distretto Rurale Barbagia, Efisio Arbau, «è anche quello di sperimentare sul campo e promuovere la linea pecora-agnello, una novità assoluta per il settore che ripercorre quella ormai affermata dei bovini, la linea vacca-vitello».

«Questa nuova linea», prosegue l’ex sindaco di Ollolai, «che si può portare avanti insieme agli allevamenti misti latte-carne, rappresenta una risposta a quel target di allevatori che sono in età avanzata e hanno difficoltà, come altri pastori, a reperire manodopera per la mungitura delle pecore. Ma è anche un modello sostenibile che si adatta e si può realizzare nei territori marginali e abbandonati, dando nuove opportunità contro lo spopolamento delle terre e delle zone interne».

Ma non solo. Quella dell’agnellone pesante appare anche una risposta al mercato fluttuante dell’agnello da latte che ciclicamente, dopo le festività natalizie, vive due mesi di crisi: il mercato si satura, non riesce ad assorbire l’offerta e vede crollare il prezzo (in media a 2,5 euro/kg), che non riesce a coprire i costi di produzione del pastore. In questo modo invece si programmerebbero le nascite per fine dicembre superando quel periodo di crisi, perché per l’agnellone, le due linee che si stanno sperimentando, richiedono 50 e 95 giorni di vita.

«Con pezzatura di animali più grandi», spiega il direttore del Contas, Alessandro Mazzette, «si possono ottenere prodotti lavorati di carne ovina innovativi per il mercato sia sul fresco, sia sullo stagionato. Si potranno collocare sul mercato nuovi prodotti freschi e trasformati (omogenizzati, precotti, salami, salsicce, prosciutti) di agnelli leggeri, pesanti per il mercato tradizionale ed etnico».

Da questi presupposti nasce l’idea del Distretto Rurale Barbagia, del Consorzio dell’Agnello Igp e dell’agenzia Agris Sardegna, che hanno voluto approfondire e studiare il settore per giungere ad un modello replicabile per l’allevamento di due linee di agnelli più pesanti nel rispetto del disciplinare dell’agnello Igp. Si tratta dell’agnello leggero F1 e agnello da taglio F1 (significa Prima Generazione Finale frutto dell’incrocio industriale per produzione carne tra due razze differenti).

Un progetto biennale
Il progetto sperimentale proposto dai tre partner si sta sviluppando in due anni: iniziato il primo gennaio 2021 finisce il 31 dicembre 2022. La sperimentazione è in corso nel centro sperimentale Bonassai dell’Agris Sardegna in Sassari, mentre la seconda parte si terrà in degli allevamenti ordinari nel territorio del Distretto Rurale Barbagia.

«Nel primo anno del progetto nel centro Agris di Bonassai», spiega Maria Sitzia, responsabile del progetto e responsabile del settore scientifico sistemi di allevamento Agris, «stiamo sperimentato incroci di pecore di razza Sarda con arieti da carne di razza Dorper, di origine sudafricana, di piccola taglia, buona pascolatrice, e di razza Ile de France, per provare ad innestare la produzione di agnelloni da carne negli allevamenti da latte, senza creare problemi alla principale rimonta, cercando di far convivere nello stesso allevamento le due linee: quella da latte e quella da carne».

«Stiamo sperimentato», prosegue Sitzia, queste due linee paterne in due epoche di parto diverse: una stagione riproduttiva con “salti” a maggio e nascite e allevamento degli agnelli F1 tra novembre e febbraio; il secondo con “salti” a settembre e allevamento degli agnelli F1 tra marzo e giugno. Verranno prodotti agnelli della tipologia Leggero e da Taglio, nel rispetto del disciplinare dell’Agnello Igp di Sardegna. L’agnello da taglio F1 di 95 giorni con un peso della carcassa di 13,6 kg e l’agnello leggero F1 di 50 giorni per 8 kg di carne».

Gli aspetti da approfondire
La sperimentazione di Bonassai vuole approfondire tutti gli aspetti relativi all’allevamento quali gli accrescimenti degli agnelli sottoposti a diversi piani alimentari, principalmente basati sul pascolo, le rese alla macellazione, le caratteristiche chimico-nutrizionali e sensoriali della carne. «Il progetto sperimentale», commenta Arbau, «sta confermando che la produzione della carne negli ovini di razza sarda può essere sensibilmente incrementata con l’impiego delle tecniche di allevamento, vale a dire svezzamento più ingrasso».

«Il successo di questo nuovo prodotto», conclude Cualbu «passa solo attraverso accordi preventivi di filiera che ne garantiscano la vendita finale. Gli allevamenti di pecore da latte possono integrare il reddito destinando il 20% delle pecore per le due linee da carne mentre l’80% rimane destinato alla quota di rimonta e al tradizionale agnello da latte».

28 febbraio 2022