Al via il processo contro l’allevatore cremonese denunciato dalla Lav

Vacca di razza Frisone
foto Lav©

Prime battute, mercoledì scorso 15 giugno a Cremona, per il processo a carico di un allevatore di vacche da latte di Robecco d’Oglio che nel 2019 fu denunciato dalla Lav (Lega Anti Vivisezione), a seguito di segnalazioni anonime sulle condizioni in cui gli animali vivevano nella stalla.

L’accusato verrà giudicato per le condizioni di sofferenza e incuria in cui deteneva le proprie vacche: il blitz compiuto dai Carabinieri forestali a seguito della denuncia evidenziò una situazione di grave degrado, con animali le cui zampe erano regolarmente immerse nelle loro stesse deiezioni, con alcuni di essi rinvenuti morti e lasciati per settimane a contatto con i vivi, con uno stato sanitario e di denutrizione generale, con alcuni capi feriti e malati e altri agonizzanti, senza alcuna cura.

Il procedimento giudiziario, forte di circostanziati e minuziosi referti e del sequestro probatorio di ben ventuno esemplari, è destinato a fare storia per il sistema giuridico del nostro Paese: le difese hanno richiesto la messa alla prova per gli imputati, appellandosi alla possibilità di accedere a tale modalità di definizione alternativa del processo. E alla Lav – costituitasi parte civile nel procedimento e rappresentata dall’avvocato Vittorio Arena di Brescia – è stata concessa la facoltà di valutare opportune azioni ulteriori da intraprendere in vista della prossima udienza, che si terrà in settembre.

L’associazione animalista spiega in una nota che la propria azione è stata presa “con l’intento di assicurare giustizia agli animali, rispetto alla condotta di reato di detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze ex art. 727, comma 2 c.p. tra le ulteriori ipotesi di reato”. Un secondo capo accusatorio riguarda, spiegano alla Lav “la violazione dell’art. 256, comma iii del d.lgs. 152/2006, per lo sversamento abusivo di reflui di origine zootecnica”, per i quali l’associazione richiede “fin da subito maggiori controlli da parte del servizio sanitario nazionale”.

“Questo caso”, denuncia l’associazione in una sua nota diffusa in questi giorni, “mostra per l’ennesima volta come la normativa a tutela degli animali allevati sia troppo spesso disattesa, e richiama la necessità di una normativa specifica per la specie”. “Ma non basta”, insiste la Lav: “sono necessari maggiori controlli, sanzioni e pene esemplari, perché non è accettabile che esseri senzienti vengano trattati come macchine da produzione”.

“Negli allevamenti”, conclude la Lav, “cruciale è il ruolo del servizio sanitario nazionale e dei suoi controlli che devono essere molto più frequenti e improntati ad impedire qualunque tipo di condotta integrante sofferenza per questi animali, come chiede la normativa europea e nazionale”.

20 giugno 2022