“Occorre raccontare di più la razza Rendena per far capire il lavoro di qualità fatto dagli allevatori”. È questo il concetto-chiave emerso dal convegno “La razza Rendena nell’agricoltura di domani” organizzato a Pinzolo, presso il Paladolomiti, nell’ambito della manifestazione “Giovenche di razza Rendena. Sfilata e dintorni”, promossa domenica 11 settembre scorso dalla Pro loco di Pinzolo, in collaborazione con l’Azienda per il Turismo di Madonna di Campiglio.
La Rendena, unica razza bovina autoctona del Trentino è una razza a duplice attitudine (latte, carne) di antichissime origini. Giunta da noi migliaia di anni fa a seguito di una delle migrazioni che presero il via in Medio Oriente, dalla regione della Mezzaluna fertile, verso l’Europa.
“La Rendena”, è stato detto durante il convegno, “è garanzia di biodiversità e di mantenimento del paesaggio identitario della montagna”: nel suo patrimonio genetico sono presenti una forte adattabilità ai cambiamenti climatici e alle condizioni ambientali avverse”.
Per quanto la sua popolazione sia ancora esigua – sono 4mila i capi allevati in Trentino e nelle province di Vicenza e Padova – si tratta di una razza fortemente presente nel patrimonio identitario di queste vallate: “molto amata”, è stato sottolineato più volte, “molto studiata, e da raccontare di più”, hanno ripetuto la gran parte dei relatori intervenuti all’evento, primo tra tutti il presidente dell’Anare (Associazione Nazionale Allevatori bovini di Razza Rendena) e dell’Unione allevatori di valle, Manuel Cosi.
Su quanto la Rendena sia oggetto di studio sono intervenuti il professor Paolo Ajmone Marsan dell’Università Cattolica di Piacenza e la professoressa Marta Villa, antropologa dell’Università degli Studi di Trento. Il primo proponendo un’interessantissima ricerca sul genoma di questa razza, e sulle sue antichissime origini, la seconda che ha presentato questa “vacca dal mantello scuro” nel suo legame con il territorio, nel suo ruolo di “conservatrice del paesaggio alpino e nel suo essere garanzia di biodiversità”.
Per questi motivi e per l’eccellente lavoro condotto dagli allevatori, quello della bovina di razza Rendena è un universo zootecnico fortemente caratterizzato da caratteri unici ed originali, meritevole di essere divulgato e valorizzato.
Il miglioramento genetico della bovina Rendena
Nel suo intervento il direttore di Anare, Italo Gilmozzi, ha poi spiegato che «il progetto di miglioramento genetico non si è mai fermato e sono stati aggiunti due nuovi aspetti che riguardano il benessere animale e la sostenibilità ambientale». «Dobbiamo spiegare», ha aggiunto Gilmozzi, «ciò che stiamo facendo: il lavoro degli allevatori è di grande qualità, ben fatto nella stragrande maggioranza dei casi, e lo dobbiamo far sapere, lo dobbiamo dire alla gente».
Dal canto suo, poi, il dirigente del Servizio Politiche Sviluppo Rurale della Provincia autonoma di Trento, Alberto Giacomoni, ha illustrato gli obiettivi, le linee strategiche, le finalità ambientali e produttive e le misure specifiche per il settore zootecnico previste dalla nuova Pac, che entrerà in vigore il primo gennaio prossimo.
Di genetica ha trattato il professor Paolo Ajmone Marsan che, con il supporto della Fondazione Edmund Mach e dell’Università degli Studi di Padova – attraverso le analisi genetiche di centoquaranta campioni prelevati da vacche di razza Rendena, ha ricostruito la storia della razza e dei suoi allevatori-custodi, denominati “rendeneri”.
A seguire, la professoressa Marta Villa ha sottolineato quanto «quella dell’alpeggio sia una cultura antica che salva la montagna, un sistema capace di applicare strategie vincenti e di adattamento che guardano al futuro». Autrice, tre anni fa, di uno studio-pilota sul legame tra razza Rendena, pascoli e biodiversità, Villa ha sottolineato come la «vacca Rendena salvaguarda il paesaggio e, attraverso la monticazione dei pascoli, garantisce agli alpeggi un’altissima biodiversità, a partire da quella visiva, tanto apprezzata dagli ospiti».
«Gli allevatori sono i veri costruttori e custodi del paesaggio». Rivolgendosi a loro Villa ha aggiunto, esortandoli: «Ripensate al territorio come lo volete voi», quindi, «e costruitelo attraverso l’autogoverno».
19 settembre 2022