Le scuole di pastorizia condannate all’insuccesso? Per fortuna non tutte, visto che l’operazione avviata nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi a fine febbraio ha chiuso le iscrizioni con un numero di richieste ben superiore ai posti disponibili. Se si guarda però ad altre iniziative, è facile capire quanto l’esisto delle stesse non possa essere scontato.
A una settimana circa dal flop registrato dal corso di Siena voluto dal circolo Peppino Mereu (due iscrizioni appena delle sei necessarie per realizzarlo), ha alzato bandiera bianca un progetto che – per le risorse e gli attori che lo avevano messo in campo – non lasciava certo presagire il fiasco, vale a dire la Scuola di Pastorizia di Paroldo, in provincia di Cuneo.
Inaugurata alla fine del settembre 2020, la scuola piemontese fu il frutto della sinergia tra Coldiretti e il Comune di Paroldo, il cui primo cittadino risponde al nome di Pier Carlo Adami, presidente e fondatore dell’Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi) nazionale.
Il progetto, sostenuto nel primo biennio di attività dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, si riprometteva di formare nuove generazioni di pastori, al fine di incentivare la ripresa delle attività agro-pastorali, in particolare per sostenere le realtà ovicaprine e contrastare lo spopolamento delle terre alte nella Provincia Granda.
Il percorso formativo prevedeva trecentoquindici ore di lezioni, teoriche e pratiche, suddivise in tre moduli ai quali era possibile aderire anche singolarmente, più cinquanta ore di stage in azienda.
In sostanza, mercoledì scorso 15 marzo, l’operazione è stata dichiarata ufficialmente sospesa, con grande rammarico di tutti i suoi artefici. Un’iniziativa che si riprometteva di essere il fiore all’occhiello del territorio, un modello da esportare ovunque in Italia, non ha ingranato per diversi e non del tutto chiari motivi: forse per la frammentarietà dei moduli, secondo alcuni, di sicuro per il freno rappresentato dal Covid, che aveva costretto a rimodulare buona parte delle lezioni previste in presenza rimodulate in “dad” (didattica a distanza).
Ora, oltre allo smacco, si percepisce tra i fautori della scuola la voglia di riprovarci: dopo aver introdotto i necessari correttivi, mantenendo i contenuti che più avevano riscosso interesse tra gli iscritti (uno tra tutti, la caseificazione). La speranza di poterci riprovare si percepisce, anche se, come sembra, il supporto della fondazione bancaria cuneese – a quanto sembra – potrebbe venir meno.
22 marzo 2023