Proseguono le indagini degli inquirenti sulla vicenda che ha investito il Bitto Dop ad opera degli illeciti perpetrati da alcuni allevatori e produttori. Come annunciato da queste pagine il 7 giugno scorso, alcune (invero una minoranza) delle aziende aderenti al Consorzio di Tutela si trovano attualmente sotto investigazione da parte della Procura di Sondrio, per aver infranto il disciplinare di produzione e quindi per aver tradito il patto di fedeltà con i consumatori. Un fatto assai grave, altrimenti detto frode alimentare, per cui la giustizia prevede pene severe e a fronte del quale, a tempo debito, ci sarà da chiedersi quali decisioni prenderà il consorzio stesso nei confronti dei soci responsabili della vicenda.
Ma andiamo con ordine. Sulle scrivanie degli inquirenti è giunta nei giorni scorsi – dai funzionari dell’Icqrf e dai militari della Guardia di Finanza di Sondrio – una ricca documentazione relativa agli acquisti di mangime (registri d’alpeggio e documenti contabili), che – incrociata con i messaggi e-mail e le chat intercettati agli indagati e a terze parti – “palesa l’esistenza di tecniche elusive atte a perpetrare la frode”. Vale a dire che, se da un canto la speranza dei disonesti di farla franca risiedeva nel fatto che il mangime – venendo consumato – non appare nel tempo nella sua evidenza quantitativa, da un altro le documentazioni restano, e – se attentamente valutate – offrono prove incontestabili dell’evidenza più seria. Che per dei produttori di un formaggio Dop è produrre infrangendo – e in maniera grave – il disciplinare di produzione.
Le indagini, avviate nel 2022 con perquisizioni, sequestri, accertamenti tecnici e acquisizioni di documenti, e proseguite di recente con l’acquisizione delle prime evidenze indiziarie, aveva evidenziato da subito l’oggetto della frode, vale a dire la somministrazione di mangime non conforme per qualità (scadente) e quantità (eccessiva) ai dettami del disciplinare di produzione.
Nelle scorse settimane la Procura della Repubblica di Sondrio – nelle persone de procuratore Piero Basilone e del sostituto Stefano Latorre, titolari dell’inchiesta – aveva predisposto nuove perquisizioni presso sette aziende agricole interessate dalle indagini. Gli interventi, affidati ai funzionari dell’Icqrf Lombardia (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) e ai militari della Guardia di Finanza di Sondrio, si sono conclusi venerdì scorso 23 giugno assicurando all’inchiesta un’importante supplemento di documentazione ritenuto dagli inquirenti prezioso per la ricostruzione del sistema fraudolento investigato. Documenti che – stando a quanto trapelato – integrerebbero e confermerebbero gli elementi a carico degli indagati.
Tutte le evidenze sinora raccolte sono ora al vaglio della Procura di Sondrio, che valuterà le posizioni degli indagati per poi contestare loro le ipotesi di reato e avviare la macchina processuale.
28 giugno 2023
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“Bitto dop, cambia il sistema dei controlli” (La Provincia di Sondrio del 26.06.23)