
Come accade ormai dal 1997, ogni anno “dispari” porta con sé, nel mese di settembre, il Cheese di Bra, manifestazione casearia in cui Slow Food offre spazio al mondo dei pastori all’interno di una proposta – quella delle conferenze – che favorisce scambi di idee, discussioni, sensibilizzazione sulle tematiche cruciali per chi produce, commercializza e preferisce i formaggi dei diversi “terroir”.
La sede degli appuntamenti è da alcune edizioni presso la “Casa della Biodiversità”, vale a dire nella struttura della Scuola Primaria Statale “Rita Levi Montalcini”, in Via Guglielmo Marconi, 16.
Il sapore dei prati
“Il Sapore dei prati”, spiegano gli organizzatori, “è il fil rouge di Cheese 2023 e, a maggior ragione, delle grandi conferenze che tornano in presenza, presso lo spazio della Casa della Biodiversità”. “Nelle Conferenze di Cheese”, presume l’associazione braidese, “ci spostiamo sulle terre alte, e ne esploriamo problematiche e opportunità, da molteplici punti di vista”.
In questa edizione il focus principale di Cheese sarà incentrato sui prati stabili e sui pascoli che, da sessant’anni a questa parte, si stanno riducendo a un ritmo sempre più preoccupante, tanto in montagna quanto in collina e in pianura. I motivi di questa rarefazione sono opposti – lo spopolamento delle montagne da una parte, la cementificazione e l’imporsi delle monocolture dall’altra – ma il risultato è lo stesso. “Salvare i pascoli e i prati stabili”, spiegano i responsabili di Slow Food, “è il nostro impegno per salvaguardare un altro pezzo di biodiversità”.
Con questo approccio le conferenze in programma tratteranno in particolare di:
- transumanza, una pratica antica e una vera e propria civiltà che si è definita in secoli di storia; ma anche un messaggio estremamente contemporaneo, che guarda alla conservazione del paesaggio, dei pascoli e dei tratturi, al benessere degli animali, allo sviluppo sostenibile;
- crisi climatica, di fronte a cui i pascoli alpini si stanno mostrando ogni giorno più fragili e vulnerabili;
- montagne come luoghi da abitare, in cui innescare un processo di rinnovamento in grado di portare nuova linfa a territori che, senza una riflessione e progettualità serie, rischiano di spopolarsi o di essere percepiti solo come meta di turismo stagionale e opportunità per investimenti fondiari e immobiliari.
Di seguito gli appuntamenti che la nostra Redazione ha selezionato per voi (in ordine cronologico; tutti presso la Casa della Biodiversità, Via Guglielmo Marconi, 16 – Bra):
Venerdì 15 settembre ore 15:00
Prati e pascoli, perché scompaiono e perché salvarli
Da 60 anni a questa parte, in Italia e nel mondo, i prati stabili e i pascoli si stanno riducendo a ritmi preoccupanti.
Una rarefazione che riguarda sia i prati di quota sia quelli di collina e di pianura: da un lato le montagne si sono spopolate, dall’altro monocolture e cemento hanno invaso le pianure.
A Cheese 2023 lanciamo un grido di allarme, ma al tempo stesso ci attiviamo per salvare questi ecosistemi che custodiscono un patrimonio di biodiversità vegetale e animale e portiamo produttori di formaggi e mieli da prato stabile di tutta Italia. Discutiamo di come preservarli sia vantaggioso per l’ambiente, per il benessere degli animali, per la nostra salute, per le economie e le culture locali. E anche di come il farlo possa regalarci un po’ di bellezza, di cui oggi abbiamo disperatamente bisogno.
Intervengono:
- Giampiero Lombardi, professore Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Unito;
- Bruno Martin, senior researcher French National Institute for Agricolture, Food and Environment (INRAE);
- Jim Levitt, direttore dell’International Land Conservation Network (ILCN) presso il Lincoln Institute;
- Mariana Donnola, allevatrice La Argentina; esperta di allevamento rigenerativo Deafal; Associazione nazionale produttori per l’Agricoltura Organica Rigenerativa.
- Consorzio Parmigiano Reggiano
Con le testimonianze di:
- Ariele Muzzarelli, apicoltrice, Apes apicoltura, Associazione impollinatori metropolitani di Torino e progetto Fioraia;
- Davide Nicoli, produttore del Presidio Slow Food dell’Asiago stravecchio
Modera:
Francesco Sottile, docente di Arboricoltura e coltivazioni arboree del DARCH Dipartimento di Architettura presso l’Università di Palermo, membro del board di Slow Food Internazionale, autore del libro Dalla parte della natura
Il progetto “Salviamo i prati stabili” è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e il Dipartimento di Scienze Veterinarie (DSV) dell’Università di Torino, l’Università di Palermo, l’Università di Camerino, l’Institut Agricole Régional della Valle d’Aosta, la Fondazione Mach.
Sabato 16 settembre ore 15:00
I piccoli sotto attacco
Per chi alleva animali su piccola scala e per chi va in alpeggio o al pascolo, per chi vive e lavora in aree marginali, le sfide da affrontare sono sempre più numerose e difficili. Se ne dovrebbe riconoscere il ruolo, valorizzarne e tutelarne il lavoro, invece i piccoli sono sotto attacco da molti punti di vista.
I problemi sociali, ambientali, economici sono moltissimi, in questo incontroapprofondiamo e denunciamo i principali:
- L’Unione europea chiede di premiare le aziende che praticano il benessere animale, ma l’Italia adotta un metodo di valutazione (ClassyFarm) studiato per gli allevamenti intensivi, che penalizza le aziende di piccola scala. Un metodo che rischia di fare scuola per il resto dell’Europa.
- L’accesso ai pascoli è sempre più complicato. Dalla Sicilia al Bellunese, dal nord al sud della penisola, gli alpeggi sono spesso assegnati a aziende che non sono locali e spesso non li utilizzano per il pascolo di animali. In molti casi, addirittura, sono stati assegnati speculatori che così accedono ai fondi europei della Pac. Accaparramenti di pascoli che privano di queste terre chi in montagna ci vive e ci lavora.
- La produzione di formaggi a latte crudo, che in molti paesi del mondo è ancora considerato illegale e che, anche in Italia, dove pareva una battaglia vinta, in molti casi è rimessa in discussione.
Intervengono:
- Cristina Rainelli, presidente dell’Associazione casari e casare
- Giannandrea Mencini, autore di Pascoli di carta, Le mani sulla montagna e Bioavversità
- Claudia Masera, allevatrice, Cascina Roseleto
- Anna Zuliani, tecnico Slow Food, Veterinari Senza Frontiere
- Jacopo Goracci, zootecnico Slow Food, referente del Presidio della razza maremmana
- Camila Almeida Alves, casara, direttrice dell’azienda agricola Estância Silvania, esperta di formaggi a latte crudo in Brasile e America latina
Domenica 17 settembre ore 11:30
Cronache del clima che cambia, anche sui pascoli
La vulnerabilità delle terre alte ai cambiamenti climatici è assodata. I mutamenti hanno un impatto evidente sulla natura e sulle comunità montane, e di conseguenza anche sull’economia.
Primavere siccitose, estati sempre più calde, piogge sempre più intense e concentrate, inverni secchi, neve sempre più rara. Tutti questi sono eventi con i quali pastori e agricoltori già oggi sono chiamati a misurarsi, e che sempre più condizionano la vita e le scelte di chi opera sul territorio. I pascoli alpini sono probabilmente gli ecosistemi più sensibili agli effetti dei cambiamenti climatici e delle pressioni antropiche.
Nelle scorse estati in molti alpeggi l’acqua è arrivata addirittura con le autobotti; le erbe dei pascoli stanno cambiando e cedono il passo a quelle più legnose, meno adatte per l’alimentazione degli animali; l’alternanza tra siccità e piogge eccessive compromette la produzione dei mieli di montagna.
In questo scenario, come garantire un futuro alla pastorizia e alle altre attività montane che contribuiscono in modo decisivo all’equilibrio dell’ecosistema?
Intervengono:
- Mauro Bassignana, direttore della Sperimentazione dell’Institut Agricole Régional, Aosta
- Andrea Catorci, ecologo, responsabile del corso di laurea in Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali, Università di Camerino
- Paola Scocco, docente della scuola di Bioscienze e medicina veterinaria, Università di Camerino
- Aud Slettehaug, Presìdi Slow Food del geitost artigianale del fiordo di Sogne e del pultost delle contee di Hedmark e Oppland, Norvegia
- Sara Burbi, ricercatrice presso il Centro di Scienze delle Piante, Gruppo di Agroecologia, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Domenica 17 settembre ore 15:00
Settembre, andiamo. È tempo di migrare. La civiltà della transumanza
La transumanza è una tradizione millenaria, ma anche una pratica viva per il territorio italiano e per il suo patrimonio caseario, storico e culturale.
La trasumanza consiste nello spostamento delle greggi e del bestiame dai pascoli primaverili-estivi in quota a quelli autunnali-invernali delle pianure più miti. La transumanza orizzontale è tipica delle zone del Mediterraneo, più precisamente di quelle regioni nelle quali si alternano zone montuose e pianure che possono offrire un buon pascolo in autunno, inverno e primavera. La transumanza verticale è detta anche alpina, poiché viene effettuata lungo tutto l’arco alpino a quote e dislivelli importanti. In entrambi i casi, si pratica la transumanza per assicurare agli animali un pascolo fresco e un clima ottimale in tutto l’arco dell’anno.
Parlare di transumanza è parlare di una pratica antica, descritta in opere letterarie e testi giuridici. È fare riferimento a una vera e propria civiltà che si è definita in secoli di storia. Ma allo stesso tempo è dare voce a chi ancora oggi la pratica, facendosi fedele custode di una tecnica che porta in sé messaggi estremamente contemporanei, e che guarda alla conservazione del paesaggio, dei pascoli e dei tratturi, al benessere degli animali.
Intervengono:
- Leandro Ventura, direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale
- Viola Marcelli, referente della Comunità Slow Food dell’aquilano per l’allevamento transumante
- Elena Karovska Gosevska, responsabile Slow Food Macedonia
- Anton Gazenbeek, presidente del gruppo Agricoltura, biodiversità e clima, Eurosite
Questo appuntamento è realizzato in collaborazione con il Geoportale della Cultura Alimentare (GeCA), progetto promosso dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale partner culturale di Cheese e finanziato dal PON (Programma Operativo Nazionale) Cultura e Sviluppo.
Lunedì 18 settembre ore 15:00
Cosa vuoi fare da grande? Il pastore!
Quello del pastore è uno dei mestieri più antichi al mondo ma è anche uno dei più sottovalutati. Poco conosciuto, considerato umile, antimoderno.
Eppure si tratta di un mestiere prezioso che svolge inoltre un ruolo di presidio territoriale, contrastando con la sua presenza radicata e diffusa i crescenti fenomeni di abbandono dei pascoli e delle aree montane. Non si tratta “solo” di allevare animali e produrre formaggi di qualità, si tratta anche di garantire servizi socio-ambientali fondamentali, quali la tutela della biodiversità, la cura del paesaggio e la dimunzione dei rischi idro-geologici.
Nonostante il sempre maggiore apprezzamento per questa pratica, da molti anni la pastorizia soffre di un importante problema di ricambio generazionale. Per invertire questa tendenza, e per comunicare un mestiere che può e deve diventare una delle professioni del futuro, capace di attrarre e coinvolgere i giovani, sono nate in Italia e nel mondo le prime scuole per pastori e allevatori.
Intervengono:
- Tommaso Campedelli, coordinatore del progetto della Shepherd School
- Luca Santini, presidente del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi e presidente di Federparchi
- Luca Maria Battaglini, ordinario di Scienze e Tecnologie animali presso il Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino
- Salvatore Claps, ricercatore presso la scuola del casaro del CREA, Basilicata
- Samuel Lai, pastore e gestore di Domu Antiga Sardegna
- Fernando García-Dory, Campo Adentro – Shepherd´s Schools (Spagna), European Shepherds Network e Coordinatore Regionale della World Alliance of Mobile Indigenous Peoples -WAMIP
- Carlo Petrini, fondatore di Slow Food
Per partecipare
Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e aperti al pubblico. Per partecipare, è consigliata la prenotazione online. Nel caso di eventi classificati come “esauriti” i responsabili di Slow Food suggeriscono agli interessati di presentarsi dieci minuti prima dell’inizio dell’evento manifestando il desiderio di accedere. Gli organizzatori si riservano così di riassegnare il posto in caso di assenze, entro cinque minuti dall’inizio.
Per consultare l’intero programma delle conferenze e prenotarsi, cliccare qui.
13 settembre 2023