Corigliano-Rossano: davvero i bambini nelle mense preferirebbero il Parmigiano al Pecorino locale?

Pecorino Crotonese
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I bambini delle scuole pubbliche di Corigliano-Rossano, nel cosentino, non vanno pazzi per il Pecorino crotonese. O quantomeno una buona parte di loro non consuma i piatti che lo contengono. Sono forse troppo abituati nelle loro case a consumare i formaggi grana (Parmigiano Reggiano e similari) che da sempre imperversano su un’infinità di piatti, a tutte le latitudini dello Stivale? Forse sì, comunque sia il problema dello spreco alimentare viene posto e si fa sentire a tutti i livelli in quel comprensorio, rimbalzando dalle mense alle direzioni didattiche, dalle case dei bambini ai social media.

La polemica attuale monta anche perché negli ultimi anni un’infinità di gente ha rimproverato ai responsabili del sistema scolastico l’uso di troppi alimenti industriali e dozzinali, facendone una questione di salubrità alimentare e di salute. Ciclicamente nel tempo singoli cittadini, più o meno influenti, e associazioni – più o meno di base – hanno contestato le amministrazioni locali, reclamando menù più ispirati alla cucina regionale e alle produzioni locali.

E adesso che quelle richieste hanno fatto breccia nel sistema del cibo scolastico, accade che quelle stesse famiglie, quelle persone, tornino sui loro passi. Perché mai? Perché la gente è arrivata a chiedere uno “Stop al Pecorino”, a favore del Parmigiano Reggiano? Forse e davvero “perché”, lo scrive un genitore al sindaco Flavio Stasi, “la maggioranza dei bambini non mangia il Pecorino”?

“Nessuno nel centro-nord Italia”, ad affermarlo è il primo interessato alla querelle, vale a dire l’unico produttore di Pecorino Crotonese della provincia di Cosenza, “oserebbe sostenere, in nessuna sede e per nessun motivo, presunte esigenze e richieste di quel tenore”, per giunta “così formulate, per formaggi o per qualsiasi altro prodotto agro-alimentare, considerati sintesi, immagine e cifra della storia, dell’identità e dell’economia dei loro territori”.

“Il problema è anche culturale”, sostengono gli interessati commentando la vicenda. Il concetto di alimentazione, forse errato o forse no, fonda le sue basi su alcuni capisaldi inamovibili, come ad esempio la “regola”, se si può dire così, secondo cui sulla pasta asciutta bisognerebbe sempre e comunque grattugiare del parmigiano o del grana. Perché mai? Perché – si interroga la gente – non un formaggio locale, altrettanto buono e salutare?

7 febbraio 2024