“Il primo presidio antincendio è nel pascolamento”: parola dello statunitense Usda

Incendio in montagna
foto Pixabay©

Da anni la nostra Redazione è impegnata a sostenere e promuovere, articolo dopo articolo, il ruolo che la pastorizia ha nel prevenire gli incendi boschivi, attraverso il pascolamento. È uno degli aspetti che dovrebbero portare ogni Stato ben governato a supportare il mondo pastorale nel migliore dei modi. Si pensi semplicemente ai miliardi di euro spesi annualmente in Italia – e altrove – per gli interventi dei mezzi antincendio (i famosi Canadair, per i più “maliziosi” un gran business, ndr) e ancor più si rifletta sull’inestimabile valore ecologico e paesaggistico di territori che anno dopo anno – implacabilmente e letteralmente – vanno in fumo.

A trattare questa interessante materia in maniera organica e approfondita, dopo anni di studio specifico, hanno pensato i ricercatori dello statunitense Usda (Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti d’America) National Agroforestry Center, che il 12 marzo scorso hanno pubblicato sulla rivista Nature – Scientific Reports uno studio intitolato “Assessing silvopasture management as a strategy to reduce fuel loads and mitigate wildfire risk” (traduzione in lingua italiana con Google Translate: “Valutare la gestione dei silvopascoli come strategia per ridurre i carichi di “carburante” e mitigare il rischio di incendi“).

“La gestione delle foreste private per la resilienza agli incendi boschivi”, spiegano gli studiosi, “è difficile a causa di decisioni sociali, economiche ed ecologiche contrastanti che possono comportare un aumento dei carichi di “carburante” (il materiale infiammabile: sterpaglie, erba secca, arbusti, ecc., ndr) di superficie che portano a un maggiore rischio di incendio. A causa della soppressione degli incendi e del clima che cambia, i gestori del territorio nelle regioni a rischio di incendi affrontano una crescente minaccia di incendi di alta gravità. Pertanto, i gestori del territorio hanno bisogno di opzioni di trattamento del carburante che corrispondano ai loro tipi di foresta e agli obiettivi di gestione”.

Il ruolo del pascolamento

“Una potenziale opzione per i produttori che pascolano il bestiame”, proseguono i ricercatori, “consiste nella gestione del pascolo, dove il bestiame, i foraggi e la vegetazione “allettata” sono attentamente gestiti per i co-benefici sulla stessa unità di terra”.

Il recente studio condotto dall’Usda National Agroforestry Center ha così confrontato la composizione e la struttura della foresta, i tipi di materiale combustibile e la biomassa vegetativa tra pascolo forestale e foreste gestite non pascolate nello Stato di Washington, Stati Uniti.

Con questa ricerca, spiegano gli studiosi statunitensi, “mostriamo che la gestione del pascolo si traduce in riduzioni della biomassa dell’erba, della lettiera e della profondità dello “sporco vegetativo” rispetto alle foreste gestite non pascolate. Questi risultati indicano la natura integrata del silvo-pastoralismo, dove la gestione della composizione e della struttura del manto erboso, della vegetazione più bassa e del pascolo può ridurre i carichi di materiale incendiabile e il potenziale rischio di incendi”.

20 marzo 2024

Chi voglia approfondire il tema può accedere allo studio attraverso uno dei seguenti link:

– originale in lingua inglese:
Assessing silvopasture management as a strategy to reduce fuel loads and mitigate wildfire risk

– traduzione in lingua italiana con Google Translate: 
Valutare la gestione dei silvopascoli come strategia per ridurre i carichi di carburante e mitigare il rischio di incendi

– una pubblicazione storica dell’Usda (in lingua inglese):
Agroforestry: Enhancing Resiliency in U.S. Agricultural Landscapes Under Changing Conditions – Executive Summary