La brucellosi ovina imperversa nel crotonese: il pecorino Dop è a rischio

Pecore al pascolo con pastore
foto Pixabay©

Situazione fuori controllo nelle stalle del crotonese: a pochi giorni di distanza dalla diffusione della notizia riguardante l’impennata dei casi di tubercolosi bovina – che verosimilmente freneranno le transumanze sulla Sila – deflagra il caso della brucellosi che ha colpito gli ovini.

A renderlo noto è il Quotidiano del Sud, che venerdì 12 scorso ha rivelato un fenomeno che ha del clamoroso: 60mila pecore sarebbero “scomparse” dalle stalle della zona, a quanto pare per la diffusione della brucellosi ovina, di fronte alla quale gli allevatori – per evitare di pagare lo smaltimento degli animali infetti – preferirebbero seppellire le carcasse e presentare la denuncia di smarrimento. Un escamotage che mette in luce uno scarso senso civico della categoria, verosimilmente dovuto alle precarie condizioni economiche (l’abbattimento di cento pecore costa circa 10mila euro) e che di certo non può funzionare se i casi dichiarati giungono ad essere centinaia. Figuriamoci per decine di migliaia. 

Ma non è tutto, perché il fenomeno, in una zona in cui una parte dei capi non risulterebbe neanche esistere – non essendo stata iscritta alla BDN (Banca Dati Nazionale) zootecnica – starebbe portando al commissariamento del Servizio Veterinario locale, colpevole secondo i vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone, di gravi inadempienze, prima delle quali non aver fatto nulla per evitare che la situazione degenerasse sino a questo punto: con l’85% degli ovini “scomparsi” e una provincia ancora ufficialmente indenne da brucellosi.

Una situazione del genere difficilmente non causerà ripercussioni sulla produzione del Pecorino Crotonese, Dop dal 2014, che già nello scorso febbraio era stato al centro di polemiche sull’opportunità di utilizzare o meno il prodotto nelle mense scolastiche locali o se preferirgli il Parmigiano Reggiano, secondo alcuni maggiormente gradito dagli alunni. Una delle tesi circolate allora sosteneva che una buona parte dei ragazzi non gradiva quel formaggio, e – alla luce di quanto sta ora accadendo – non si può escludere che dietro quella motivazione ufficiale non ci fosse ben altro.

17 aprile 2024

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