Allevatori e produzione in calo: quale futuro per il lattiero-caseario trentino?

Da sinistra Marco Ramelli e Stefano Albasini, direttore e presidente uscente del Concast
Da sinistra Marco Ramelli e Stefano Albasini, direttore e presidente uscente del Concast – foto Cooperazione Trentina©

L’annuale assemblea del Consorzio Concast Trentingrana, svoltasi giovedì scorso 23 maggio, ha ufficializzato un calo di produzione del latte dell’esercizio 2023 rispetto all’anno precedente pari al 3,84% (1,4 milioni di quintali) complessivo e un calo della materia prima conferita ai caseifici sociali del 3,75% (1,15 milioni di quintali).

Il fenomeno è legato alla chiusura di circa venti stalle, in conseguenza ad una crisi caratterizzata dall’aumento dei costi delle materie prime, delle utenze e dei tassi di interesse. A gravare particolarmente sui bilanci sono stati i costi energetici, calati rispetto al 2022 ma raddoppiati rispetto al 2021.

A presentare questi e altri dati è stato il presidente uscente Stefano Albasini, che ha sottolineato come, nonostante le difficoltà, siano state avviate diverse attività, grazie ai fondi del Pnrr, pari a 17,5 milioni di euro stanziati per razionalizzazione alcuni beni strutturali. È su questo fronte che il Concast Trentingrana nutre un cauto ottimismo sulla possibilità che in futuro il consorzio riesca ad aumentare numeri e redditività.

Qualche nota positiva

Tra le note positive, l’apertura del nuovo centro unico di confezionamento del Trentingrana, trasferito nel gennaio scorso da Segno di Predaia (la vecchia sede della Val di Non, ora magazzino di stagionatura di quel formaggio) a Spini di Gardolo, 8 chilometri a nord di Trento, e la riorganizzazione della logistica, che vede ora gli altri formaggi gestiti in un distinto capannone, ristrutturato e modernizzato.

Ad godere di una ristrutturazione è stata anche l’unità di produzione e confezionamento del grattugiato Trentingrana: una lavorazione che secondo precedenti piani riorganizzativi avrebbe dovuto essere esternalizzata e che ora dovrebbe garantire maggiori introiti al consorzio.

«Nel 2023», ha sottolineato Albasini, «è proseguito il processo di accorpamento dei caseifici, passati da 17 a 14 in Val di Non, mentre a inizio del 2023 è rientrato anche il caseificio degli Altipiani di Vezzena, che ha permesso di ampliare la gamma dei formaggi con il Vezzena in particolare». «Certamente nella nostra organizzazione», ha concluso il presidente uscente, «esistono margini di miglioramento su diversi fronti, ma è importante che alla fine si riesca a trovare una quadra che permetta la migliore soddisfazione di tutte le parti coinvolte».

Dal canto suo l’assessora Giulia Zanotelli ha voluto puntualizzare che le fusioni tra i caseifici non rappresenterebbero un punto di debolezza, ma di responsabilità. «Il comparto sta soffrendo», ha sottolineato l’assessore, «e lo dimostrano le chiusure delle stalle, ma vuole andare avanti con determinazione». Tra gli aspetti positivi Zanotelli ha voluto ricordare il progetto di promozione e co-marketing sui formaggi di malga e sul latte alimentare curato dal Team Agrifood di Trentino Marketing diretto da Elisabetta Nardelli.

I dati del Consorzio e le possibili ripercussioni del caso Maestri

Il valore della produzione del 2023 si è attestato sui 63, 4 milioni di euro, in calo del 5,9% circa rispetto al 2022. Le aziende zootecniche di riferimento sono scese a 635. Il 2023 ha visto un significativo calo della produzione di Trentingrana, passata dalle 108mila forme del 2022 alle 95mila del 2023 e alle 85mila stimate per l’anno in corso, con una ulteriore flessione, mentre le forme vendute nel 2023 sono state complessivamente 96 mila. Al centro dell’attenzione, da correggere per il futuro, il fenomeno dell’eccesso di offerta. Ad essere considerato soddisfacente è stato il mercato del burro, prodotto nel 2023 in 14mila quintali, mentre il sierificio ha prodotto 80.034 quintali di polvere di siero.

Sono ritenuti buoni anche i risultati raggiunti dai formaggi tradizionali, che hanno portato discrete soddisfazioni in termini di vendite – in crescita in valore rispetto al 2022, specialmente nell’ambito della Gdo – ma su cui potrebbe gravare in futuro il forte clamore mediatico registrato a seguito della condanna degli ex presidente e casaro del Caseificio di Coredo (un bambino è in stato vegetativo irreversibile dal 2007  avendo contratto la Seu – sindrome emolitico uremica – da escherichia coli dopo aver mangiato il formaggio Due Laghi, allora prodotto a latte crudo, ndr) e del clamore suscitato a livello nazionale per il conferimento di un marchio territoriale a quello stesso caseificio.

29 maggio 2024