Diossina nel latte: allarme nel comprensorio di Eboli a seguito dell’incendio di Persano

Incendio
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Un’ombra inquietante si è abbattuta nei giorni scorsi sulla popolazione di Serre, cittadina di neanche 4mila anime a quattordici chilometri di distanza da Eboli, nel salernitano. Le analisi effettuate su un campione di latte prelevato in un caseificio locale hanno rilevato la presenza di un elevato tasso di diossina, sostanza altamente tossica generata da un incendio di rifiuti avvenuto il 31 luglio scorso nella frazione di Persano (6mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Tunisia, lì stoccati dal 2021 LINK), in linea d’aria a meno di cinque chilometri di distanza dal centro cittadino.

L’allarmante scoperta è emersa grazie ai controlli effettuati dai servizi veterinari dell’Asl di Serre, a più di due mesi dal disastro ambientale. Le domande sorgono spontanee: perché non è stato fatto nulla prima? Perché in un solo caseificio? Perché non negli allevamenti?

Il colpevole ritardo e le diverse omissioni che la vicenda palesa – più di sessanta giorni in cui la gente ha mangiato e bevuto alimenti contaminati – non possono che destare preoccupazione, soprattutto considerando la rilevanza di quell’incendio e la potenziale contaminazione di altre produzioni agricole (uova, carni, ortaggi, frutta, foraggi, ecc.).

La popolazione vive nell’angoscia

Al momento le autorità sanitarie locali hanno annunciato l’estensione dei controlli ad altre aziende agricole, ma nel frattempo la popolazione vive nell’incertezza. La notizia della contaminazione del latte ha inevitabilmente scatenato allarme e preoccupazione, mettendo in discussione la sicurezza alimentare di un intero territorio.

A questo punto è fondamentale che le istituzioni competenti facciano piena luce sulla vicenda, accertando l’estensione della contaminazione e le responsabilità di quanto accaduto. E adottando al più presto tutti i provvedimenti necessari per tutelare la salute dei consumatori. È inoltre urgente che i protocolli di controllo e di allerta (Rasff, Rapid Alert System for Food and Feed) vengano rivisti, al fine di garantire una risposta rapida ed efficace che emergenze ambientali e alimentari come questa debbono avere.

Quarantotto anni fa il disastro di Seveso

Il caso di Serre riporta alla mente uno dei più gravi incidenti ambientali della storia italiana: il disastro di Seveso del 1976. Una nube di diossina si sprigionò dai capannoni dell’Icmesa – industria chimica di proprietà Svizzera – contaminando un’ampia area e provocando danni irreparabili all’ambiente e alla salute umana. La diossina, infatti, ha la capacità di accumularsi nei tessuti grassi degli esseri umani e degli animali, e di provocare gravi problemi di salute, tra cui tumori e disturbi del sistema immunitario.

Un pericolo invisibile

Una volta rilasciata nell’ambiente, la diossina si diffonde lentamente e si accumula nella catena alimentare. Gli animali che si nutrono di piante o di altri animali contaminati assorbono la sostanza, che si concentra ulteriormente nei tessuti grassi. Anche l’uomo, consumando alimenti contaminati, può accumulare questa sostanza nel proprio organismo con gravi conseguenze per la salute. La diossina, infatti, è classificata dalla Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) come altamente cancerogena per gli esseri umani.

9 ottobre 2024