
Venerdì scorso, 25 ottobre, si è svolto presso la Sezione Penale del Tribunale di Trento un nuovo capitolo del processo ai responsabili del Caseificio Sociale di Coredo. I fatti riguardano un caso di Seu (Sindrome Emolitico Uremica) di cui ci siamo già occupati più volte (qui gli articoli del dicembre 2023 e del novembre 2021) e occorso nel 2017 ad un bambino di quattro anni che di quel caseificio aveva consumato del formaggio a latte crudo – il Due Laghi – non sufficientemente stagionato e contaminato da Escherichia coli produttore di Shiga tossina (Stec).
Alla base del giudizio, la conferma espressa dal giudice Massimo Rigon riguardante il nesso causale tra il consumo di formaggio e l’invalidità irreversibile che da allora affligge il piccolo Mattia Maestri.
Fondamentali per l’iter processuale si sono rivelate testimonianze sulle “gravissime carenze igienico-sanitarie accertate nelle fasi di conferimento del latte”. A tale proposito il tubo dell’autocisterna per il carico e lo scarico del prodotto, era stato visto più volte toccare il terreno in presenza di letame nei pressi delle stalle, senza che nulla fosse poi fatto per rimediare a ciò dagli addetti al ritiro. L’accusa ha inoltre sostenuto che casaro e presidente, pur essendo a conoscenza di queste gravi carenze avrebbero deciso in piena coscienza di non operare alcuna rettifica della grave situazione in essere. Da qui, la contestazione da parte del giudice per la negligenza dimostrata.
Il ragazzo, che oggi ha undici anni, non parlerà più sino alla fine dei suoi giorni, non camminerà, non gioirà per un’emozione, non sarà autonomo in nessuna funzione vitale, in quanto per il resto dei suoi giorni sarà afflitto da un’invalidità del 100%. Con lui patiranno una vita di privazioni e condizionamenti mamma Ivana e papà Giovanni Battista, che ogni giorno garantiscono al loro figlio decine di somministrazioni farmacologiche e di attenzioni e cure di vitale importanza.
Alle condanne inflitte nello scorso luglio all’allora presidente Lorenzo Blasi e all’ex casaro Gianluca Fornasari, che per le negligenze emerse dalle indagini sono stati giudicati responsabili del reato di lesioni personali colpose gravissime, e cioè alle sanzioni pecuniarie di 2.478 euro ciascuno (il massimo della pena, per via di una legge inadeguata che andrebbe seriamente modificata, ndr) si sono aggiunti i danni morali e materiali patiti dai tre.
A differenza di quanto disposto in precedenza del giudice di pace di Cles, che si era detto incompetente in materia, il giudice Rigon ha deciso di condannare i due imputati al pagamento in solido di una provvisionale di un milione di euro, “alla luce dell’immane dolore patito dai genitori e dello sconvolgimento delle loro abitudini di vita”. Il risarcimento è stato definito in 600mila euro per Mattia edi 200mila euro ciascuno per i genitori.
30 ottobre 2024