È un periodo tutt’altro che semplice quello che il Concast – Consorzio dei Caseifici cooperativi Trentini – sta attraversando, e i motivi sono più d’uno, tutti importanti. Come se non fosse bastata l’emergenza sanitaria legata ai ripetuti casi di Seu (sindrome emolitico-uremica) causati da due dei propri caseifici a giovanissimi consumatori, ecco che delle urgenze sopraggiungono e lo attanagliano, in un’atmosfera che si è di colpo surriscaldata, sia dal punto di vista mediatico – e sociale – che della politica locale.
La prima riguarda la tardiva e impellente necessità di un’etichetta (sarebbe allo studio) che informi i consumatori sulla pericolosità che i formaggi a latte crudo rappresentano (e pensare che a giorni sarà presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge nazionale in tal senso) per bambini, donne incinte, anziani e soggetti immunodepressi. La seconda invece concerne il coinvolgimento – deciso dalla Federazione Trentina della Cooperazione – di una società di consulenze aziendali strategiche, la Gabrielli & Partner, incaricata di definire un piano teso a superare al più presto le molte criticità in essere, e a impostare una strategia di rilancio. Un piano ritenuto non più rimandabile, che prima di Natale dovrebbe essere pronto.
Come se ciò non bastasse, il Concast è alle prese da qualche giorno con le dimissioni di un altro socio di eccellenza, dopo che nel giugno scorso Latte Trento era uscito sbattendo la porta. A tagliare i ponti, anche se in maniera meno drastica, è stato il consorzio di Rumo, realtà storica (fondata nel 1954) che rappresenta sessanta soci con circa seicento vacche e una produzione media di 45 mila quintali di latte. In una lettera recapitata giovedì 28 novembre scorso e firmata dalla presidente Franca Bertolla, il consorzio di Rumo ha motivato la decisione con le “preoccupazioni già sollevate negli ultimi anni”, vale a dire “il non rispetto delle regole definite dallo Statuto”, che secondo Rumo “porterà il consorzio di secondo livello allo sfascio”.
Tra le alte motivazioni addotte da Bertola si evidenziano un calo del conferimento di prodotti al consorzio non proporzionato alla riduzione del latte nei caseifici, e un aumento dei costi che penalizza chi, come Rumo, produce principalmente Trentingrana. Ma non solo, perché tra le scelte contestate figurano la redazione di bilanci che apparirebbero come “il risultato di strategie contabili più che di reali performance economiche”. Più in generale, e con l’occhio ai soci più giovani e al loro futuro, la sintesi delle motivazioni addotte dal consorzio di Rumo riguarda la scarsa sostenibilità e la mancanza di lungimiranza che caratterizzano decisioni prese centralmente ma che investono in maniera difforme i diversi interessi dei singoli soci.
4 dicembre 2024